L’ha iniziato a fare quando quello del vignaiolo e del produrre vino era cosa da uomini. Solo la sua forza interiore incrollabile l’ha sospinta a rompere una consuetudine di sempre in queste e in tante altre terre. Una decisione ancora più sorprendente nel clima che si respirava 30 anni fa in Langa. Dove la figura del contadino era stata per necessità abbandonata dai giovani che per tentare una vita meno grama si avventuravano in mestieri nuovi e così lontano dalla loro tradizione e dai loro luoghi. Le parole di Chiara devono aver avuto un suono particolare per i suoi genitori e forse anche per i suoi fratelli Cesare e Giorgio, ai quali era affidata la gestione della storica azienda di famiglia: Borgogno. “Arrivo da una famiglia che ha sempre dato tutto al lavoro, vedevo i loro sacrifici, affrontati sempre con allegria, sono passati attraverso gli anni più bui senza che mai scemasse in loro il grande amore che portavano per le radici e le tradizioni della loro terra: uno straordinario esempio per i figli. L’esempio è il modo più efficace per far capire ai figli i veri valori. La generazione dei miei genitori ci ha traghettati dall'incertezza del quotidiano al benessere. Io faccio parte di quella generazione che ha recuperato con convinzione i valori della nostra zona, che ha raccolto e portato avanti la bandiera. Rileggendo oggi quel periodo, mi sento di dire che sono stati anni molto belli. Tutto era nuovo, tutto sembrava possibile, una infinita prateria da cavalcare”. E’ affascinante l’inizio dell’avventura di Chiara. L'origine è lì, nel nome che è stampigliato sulle etichette dei suoi vini: Pira. “Quella dei Pira è una delle famiglie della zona che ha scritto la storia del Barolo. Gaetano, nel 1637, era un capitano dell'esercito che si era guadagnato la riconoscenza della famiglia Savoia e per questo aveva avuto, come ricompensa del suo servizio, alcune vigne. I Pira, in realtà, divennero produttori vinicoli molto più tardi quando il Barolo accese l’interesse della famiglia reale, con la Marchesa Giulia Falletti e il Conte di Cavour che gareggiavano per primeggiare sulla qualità dei loro vini. Il Barolo acquisì grande fama nella seconda metà dell’Ottocento; in quel periodo nascono le prime aziende e i Pira iniziarono a vinificare proprio in quegli anni. Gigi Pira, che è stato l’ultimo discendente maschio della famiglia, muore nel 1980 portando all’estinzione il nome”. I rapporti con la famiglia Pira di Barolo segneranno il futuro di Chiara. “Dopo la morte di Gigi, le due sorelle non se la sentirono di proseguire l'attività vitivinicola. La forte amicizia che legava le nostre famiglie le indusse a proporre a noi l'acquisto dell'azienda, prima di metterla sul mercato. Fu come un sogno, un'opportunità straordinaria per la mia famiglia. Il prezzo era importante, ma valeva la pena affrontare il sacrificio: erano le vigne di Cannubi, le vigne simbolo del Barolo. L’acquisto di questa azienda, favorì il coronamento del mio desiderio più grande: fare il vino per eccellenza, il Barolo. Così è iniziata la mia avventura. Ho preso in mano l'azienda e ne ho cambiato completamente il volto. Era una cantina molto tradizionale, Gigi Pira pigiava l’uva con i piedi, io ne ho fatto una cantina modello, sintesi fra tradizione e avanguardia”. Colpisce anche la motivazione per la quale l’antico nome dell’azienda è stato mantenuto. “Sono un’appassionata di storia, mi piace soprattutto quella minore, quella degli uomini che lasciano il segno, anche se non finiscono sui libri. Per questo, sulle etichette dei miei vini, ho voluto mantenere il nome Pira, a cui ho semplicemente affiancato il mio." Ma l'amore per il passato non è stato per Chiara un ostacolo al rinnovamento. “Nel mio campo faccio parte degli innovatori, di quelli che provano, che guardano avanti. Sono stata sempre molto curiosa di capire, di tentare strade nuove. Nello stesso tempo ho un grande rispetto per il passato, che mi ha dato, o forse è meglio dire che ci ha dato, questa grande opportunità. La possibilità di poter fare le cose che amo trovo che sia qualcosa di straordinario”. Socchiude gli occhi Chiara e la voce si fa decisa anche se addolcita da un sorriso. “All’inizio arrivando da una famiglia tradizionale avevo una mentalità strutturata sulla base della educazione ricevuta. Il confronto con alcuni produttori è stato la mia esperienza più preziosa. Erano e sono personaggi straordinari. Una generazione di produttori con delle capacità incredibili, con un entusiasmo e una voglia di fare che credo siano irripetibili". Chiara ha mantenuto ben salda la consapevolezza della realtà delle cose, delle sue possibilità di gestire da sola una azienda, di essere essa stessa l’azienda. Questo le ha suggerito di lasciare inalterata la dimensione della proprietà. “Sono tra quelli che non si sono ingranditi, ho mantenuto sempre una dimensione piccola, mi sono limitata a prendere in affitto dai miei fratelli un paio di vigne per produrre Dolcetto e Barbera che si sono affiancate a Cannubi e Via Nuova dove produco Nebbiolo da Barolo”. Ma in tempi recenti qualcosa è accaduto e ha modificato questo principio: una nuova vigna è andata ad arricchire la produzione di casa Boschis. Un angolo di assoluta bellezza nel territorio di Monforte a Conterni. “Questa proprietà di Conterni è piccolina, ma dopo la cessione della ditta Borgogno da parte dei miei, posso ora avvalermi dell’aiuto di Giorgio, che è un eccellente vignaiolo. Le dimensioni aziendali ci consentono di fare tutti i lavori da soli, in campagna, in vigna, in cantina. Questo mi rende felice perchè in realtà il lavoro manuale per me è il più divertente. Abbiamo avuto l’opportunità di acquistare questa proprietà da un contadino che vendeva le uve da tanti anni, ha sempre lavorato molto bene. Con questo per il momento abbiamo aumentato la produzione di 5000 bottiglie e in più abbiamo acquisito una nuova etichetta di Barolo, Mosconi”.
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