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Salvatore Murana

 

Ti guarda Salvatore Murana e socchiude gli occhi, sembra indifferente alla tua presenza mentre stringe con delicatezza nelle sue grandi mani una delle sue preziose bottiglie. Ti lascia parlare, sospira, quasi a voler esprimere qualcosa con semplice soffio di aria.

Già l’aria, l’aria e il vento sono il suo mondo, lui è un uomo del vento come lo è la terra che lo ha visto nascere, Pantelleria. Ti versa il vino con insospettata delicatezza, lo vede scivolare pesante nel bicchiere ascoltandone il divino scorrere sulle pareti di vetro e pare annusare il profumo inebriante che si solleva pian piano. Poi aspetta, ti guarda mentre studi il colore di quel liquido incredibile, mentre affondi il naso nella disperata ricerca di individuare qualcuno delle decine di aromi che affiancati, sovrapposti, abbracciati fra di loro cercano di guadagnare il cielo e sfiorare le nostre narici estasiate da tanta meraviglia. Fissa il movimento delle nostre labbra in degustazione, mentre gli occhi si chiudono a cercare la concentrazione migliore per godere della piacevolezza infinita che ci invade il palato.
Può stare in silenzio, Salvatore, e apparire addirittura freddo davanti alle tue reazioni, ma se comprende la tua anima, se coglie in te la sua stessa passione allora si apre in un sorriso. I suoi occhi si schiudono completamente e tutto in lui mostra la gioia di condividere con te un momento bellissimo. Le sue parole sono poesia d’amore per la sua terra, sono la testimonianza di una passione senza confini per il vino e la sua magia. Ti prende sotto braccio quasi a volerti trasmettere le vibrazioni della sua emozione quando descrive quelle piccole terrazze contenute dai muri di pietra a secco che intessono la splendida isola pantesca o quando ricorda i profumi che dalle infinite piante aromatiche il vento porta fino all’olfatto e che poi ritroviamo nei vini che andiamo a degustare. Proprio sui profumi, sui profumi del vino che inizia la nostra conversazione.

 


“Io sono  incantato dai profumi di un vino di Pantelleria, prodotto a Pantelleria, un vino unico e elitario. Non amo mai parlare di me, non amo parlare nemmeno della mia azienda, ma parlare della terra che mi genera. Oggi più che mai nelle varie commissioni di assaggio che si apprestano, si accingono a sentire, a classificare, degustare un vino prodotto a Pantelleria, te lo dico Roberto con cognizione di causa, c’è tanto, tanto non sapere su questo vino che viene paragonato ai vini che sono fatti in altri territori. Qui il territorio è forte, è mascolino, è un territorio che va imbrigliato, dominato come un purosangue non è un ronzino non è un vino ronzino a cui bisogna dargli spalla, la spalla qui il vino ce l’ha ed altissima  e tu hai avuto modo tu di sentirla. E’ un territorio che si racconta attraverso il suo vino. Se non si coglie questa assoluta unicità, la valutazione di queste varie commissioni di assaggi, vari esperti, per noi diventa un limite. Ma se a sentirli sono quelle persone che il territorio lo conoscono, allora tutto ciò che riesce ad esprimere un bicchiere di questi vini diventa una esplosione di sensazioni.”

 

Descrivimi la terra della tua isola

 

 “Roberto, che dire, ... terra difficile ... difficilissima, complicata. Proprietà parcellizzate caratterizzano questo territorio dove l’agricoltura copre oggi solamente 1.400 ettari. Un tempo, prima che nascessi io, interessava oltre 5.000 ettari su una superficie di 8.400 di ettari, quindi era tutto terrazzato, 8000 km di muri a secco ... oltre 8000 km di muri a secco. Circa 30.000 piante di olivo esistente, l’olivo è della varietà Biancolilla, perché anche questa cultivar fa parte del territorio. Un olio stupendo e curativo.”

 

E quindi tutta un’isola vocata ad un’agricoltura di grande pregio

 

“Di grandissimo pregio sì, cosa non dire dei capperi, Roberto, dei capperi di Pantelleria. Sono questi boccioli rotondeggianti fantastici non anneriscono sotto sale, e dovrebbero annerire sotto sale come gli altri, per un motivo semplice, hanno un petalo in più rispetto agli altri; questa particolarità fa sì che si conservino. Vogliamo parlare anche dell’uva passa? Che si fa con le uve zibibbo qui tutto avviene in maniera perfetta, tutto è ricco, ricco ed opulento, ecco perché ti dicevo che i vini qui sono come dei puro sangue, non sono dei ronzini.”

 

E questo comporta però ulteriori difficoltà perché un purosangue va capito, va seguito, va curato con grande attenzione

 

“Certo, perché ogni bottiglia è come un neonato, come un bambino che ha bisogno di tutte le cure di questo mondo, ma ne vale la pena, alla fine ne vale veramente la pena. E’ strabiliante quello che si può fare qui, è strabiliante, e cosa possono essere gli uomini nei loro commenti, soltanto dei modestissimi interpreti, delle figure di secondo piano sul palcoscenico dove la vite recita la sua opera per chi c’era prima e chi ci sarà dopo.”

 

E tu come hai capito come affrontare questa magnificenza, questa opulenza?

 

“Ma non lo sapevo io, sono tutte cose che le ho scoperte piano, piano, nessuno me le ha dette. Incominci piano, piano e poi qualcuno ti aiuta, pian piano la gente ti aiuta, uno alla volta piano, piano ti aiuta. Ho cominciato a 4 anni, scappando dall’asilo per stare col nonno perché faceva il vino, e non riesco ancora a capire perché scappavo dall’asilo per andare col nonno. Gli adulti ad un certo punto mi chiesero “ma perché ti impazzisce così tanto fare il vino?”, cosa vuol dire fare il vino? Cos’è il vino? Forse alla fine della vita, se io vivrò a lungo, imparerò a capire.”

 

Quindi hai avuto da subito questa attrazione per il vino?

 

“Sì, ma anche oggi come un ragazzino, come un bambino incuriosito, non riesco a capire cos’è che ci sia che mi attragga, è una cosa fatale per me, Roberto, fatalissima. Fin dall’inizio sono stato spinto dalla curiosità, dal sentire il profumo di queste fermentazioni, di accosciarsi, sporcarsi con il mosto appiccicoso. Ma ripeto che tutt’oggi non trovo una spiegazione perché mi piace. Potrei inventarmele tutte, però nessuna mi sarebbe capace di descrivere la piacevolezza che provo interiormente quando faccio vino.”

 

La tua prima bottiglia

 

“Ti racconto un aneddoto.  Io ho sempre vissuto nella complicità di mio padre, invece il mio giudice più severo era la mamma. Però papà assaggiando il primo vino che avevo fatto a 16 anni con un uva Catarratto, 11 gradi e mezzo, mi disse buttandolo nel lavandino che lui non beveva l’acqua con cui veniva lavata la botte. Passa sì e no un anno, e mio padre beveva soltanto quel vino lì.”

 

Quindi tu già all’epoca non avevi soltanto Zibibbo, ma avevi anche Catarratto.

 

“Sì, il Catarratto, lo Zibibbo e un rosso della famiglia di Aglianici”

 

Il rosso lo hai tenuto?

 

“L’ ho tenuto eccome. E faccio un vino in purezza, ma non tutti gli anni perché è poco, a cui ho dato il nome altisonante Pietra di Cinta che è un vinello che fa 17° in alcol. E’ esplosivo, Roberto, esplosivo. Hanno solo un difetto queste bottiglie: occorre aprirle almeno due giorni prima”.

 

Per riuscire a farle respirare un po’

 

“Esatto”

 

Mi dicevi che è una piccola produzione

 

“Vengono fuori sì e no due barrique”

 

Ho visto con quale cura, con quale attenzione, tu lo servi il tuo vino nei bicchieri, accarezzi le bottiglie, le guardi, le tratti veramente con amore

 

“Ma ti dicevo che per me ogni bottiglia è una creaturina! E poi c’è un’espressione così forte del territorio che credo che non sia riprodotta da nessun’altra parte.”

 

Nel bicchiere però trovi anche la mano dell’uomo che con la sua capacità riesce a fare tutto questo. Tu parli di purosangue, che corre, che vince le gare, ma c’è sopra l’uomo che lo conduce, e quell’uomo insieme a quel vitigno sanno regalare un vino, a chi lo sa apprezzare, assolutamente meraviglioso.

 

“Certamente che è così ed allora cosa dobbiamo fare? Perché non è che c’è una produzione di milioni di milioni di bottiglie dove il circuito della comunicazione diventa la cosa più semplice di questo mondo, attraverso gli articoli, i servizi televisivi, l’acquisto di pagine pubblicitarie dei giornali. La produzione è molto limitata, parliamo di 600-700.000 bottiglie di vino, di passito di Pantelleria fatto con la maniera tradizionale, come un prodotto naturale. Con questa produzione di bottiglie di vino non c’è dove andare.”

 

E’ talmente poco che non ce la fai a soddisfare il mercato

 

“Ma l’America per il consumo di questo vino rimane l’Italia. Rimane l’Italia perché ci vuole una cultura per il consumo di queste tipologie di vino. Io vendo molto bene, in Toscana, nel Veneto, in Piemonte. Gente per altro già abituata a bere grandi vini, quindi ha la capacità di capire che cosa sta bevendo.”

 

A proposito di capire, cosa mi dici di quel vino di infinita complessità al quale hai dato un nome davvero importante: “Creato”

 

“Il Creato nasce nel 1976, ha fatto un pò di legno poi per lunghi anni in serbatoio di vetroresina e l’ultima volta che è stato travasato è stato nell’86.”

 

E quando è che l’ hai imbottigliato?

 

“In gennaio.”

 

Bene, allora cosa farà ancora di bello e di grande Salvatore?

 

“Niente altro, per carità, il vino per sedere accanto a S. Pietro l’ho già fatto. Sai tempo fa è passato un americano, uno che lavora per una rivista internazionale. Dopo aver degustato il Creato, mi disse che anni fa nel degustare un ottimo vino francese, alcuni sostenevano che occorreva mettersi su un ginocchio per poter bere quel vino lì, ebbene con il mio vino diventava necessario porre entrambe le ginocchia a terra, e scoprire il capo.”

 

Ora ride felice, Salvatore, il poeta del vino.

 

Salvatore Murana
Contrada Kamma 276
Pantelleria (TP)
Tel. (fax) 0923915231
www.salvatoremurana.com
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LA PRODUZIONE

 

I Vini da Tavola

 

'E Serre - Bianco Sicilia (I.G.T.). Gradi: 15%

 


La vulcanica, solare e ventosa Isola di Pantelleria si trova al centro del Mediterraneo, fra la Sicilia e l'Africa. Le ceneri dei vulcani, nei millenni, sono diventate pomice e terra fertile. Qui si coltiva l'uva Moscato di Pantelleria (Zibibbo) e il Catarratto. Nel vigneto 'E Serre (Le Serre) esposto ai venti del nord, nei terrazzamenti di pietra nera a ridosso del mare, in piccoli "crateri scavati dall'uomo, per proteggere le viti dai continui venti, si coltiva l'uva Catarratto, che viene vendemmiata a fine settembre. Per le particolari situazioni ambientali di questo vigneto e per le caratteristiche del vitigno Catarratto, si ottiene un vino bianco secco, di buona struttura e con aromi che richiamano erbe aromatiche, delle quali l'Isola è ricca. Questo è il vino da noi consumato quotidianamente da antiche generazioni e data la sua complessità lo abbiniamo a tutti i piatti a base di pesce e di carne bianca. Ideale vino da aperitivo. Si serve a 12°C in calici da vini bianchi di buon corpo. La tradizione di Viticoltori della nostra Famiglia ci porta a rivalorizzare questi tipici vitigni e vini, nonostante le difficoltà per produrli, proprio perché legati alla nostra cultura e per fare conoscere queste piccole realtà di produzioni caratteristiche ai veri appassionati che, degustando con attenzione, premiano il nostro duro, appassionato e attento lavoro di ogni giorno in vino e cantina.

 


Gadì - Bianco Sicilia (I.G.T.). Gradi: 13%vol

 


Sugli assolati rocciosi terrazzamenti di pietra lavica dell'Isola ventosa di Pantelleria, nelle vigne di Costa, Gadir, Mueggen, Khamma e Martingana, la mia Famiglia coltiva tradizionalmente l'uva Moscato d'Alessandria, chiamata popolarmente Zibibbo. Per le caratteristiche climatiche di questa piccola Isola al centro del Mediterraneo anche il racemo, o secondo frutto che nasce nelle parti più alte del tralcio della vite, arriva a maturazione. Questi piccoli grappoli di Zibibbo, con in media dieci acini, molto ricchi di aromi, vengono vendemmiati nel mese di Ottobre e attentamente vinificati per ottenere un vino aromatico, di buona struttura e asciutto in finale. Si accompagna con formaggi saporiti o piccanti e paté di fegato. Ideale come aperitivo. Va servito fresco. Ogni sorso apprezzato sarà premio al mio duro e appassionato lavoro di vignaiolo.

 


I Vini Dolci

 

Khamma - Moscato Passito di Pantelleria (D.O.C). Gradi : 15

 


Sugli assolati rocciosi terrazzamenti di pietra lavica dell'Isola ventosa di Pantelleria, nelle vigne di Costa, Gadir, Mueggen, Khamma e Martingana, la mia Famiglia coltiva tradizionalmente l'uva Moscato d'Alessandria, chiamata popolarmente Zibibbo. Per la natura del terreno e clima di questa piccola Isola al centro del Mediterraneo, le basse viti, coltivate ad alberello, in piccoli "crateri" scavati dall'uomo per proteggerle dai venti, producono pochi grappoli di uva che vengono raccolti in agosto, selezionando solo quelli migliori e posti ad appassire al sole su stenditoi di pietra nel vigneto, per venti - trenta giorni, avendo cura di girarli manualmente più volte. L'uva viene poi delicatamente spremuta ed il mosto così concentrato di zuccheri e naturali aromi, fatto fermentare insieme a mosto di uva non appassita raccolta in una seconda fase, per poter così innestare la fermentazione. Si ottiene un vino che grazie al particolare clima della zona di nascita e lungo appassimento delle uve, offre stupende sensazioni, dal profumo fruttato di spezie e fichi secchi, al gusto pieno, dolce, ampiamente aromatico, ma non stucchevole. Ideale vino per dessert o da compagnia dove il frutto di tante sensazioni è merito della particolare natura dell'Isola e del mio attento ed appassionato lavoro di vignaiolo, nel legame di queste antiche tradizioni enoiche.

 


Martingana - Moscato Passito di Pantelleria (D.O.C.). Gradi:15%

 


Sugli assolati rocciosi terrazzamenti di pietra lavica dell'Isola ventosa di Pantelleria, nelle vigne di Costa, Gadir, Mueggen, Khamma e Martingana, la mia Famiglia coltiva tradizionalmente l'uva Moscato d'Alessandria, chiamata popolarmente Zibibbo. Martingana è una zona a sud di questa piccola Isola al centro del Mediterraneo. Le basse viti, piantate nel 1932, per la natura del terreno, esposizione ed età delle piante, producono pochissimi grappoli di uva che vengono raccolti in agosto, selezionando solo quelli migliori, posti ad appassire al sole su stenditoi di pietra, in questo vigneto esposto al sole, per l'intera giornata, per venti - trenta giorni, avendo cura di girarli manualmente più volte. L'uva viene poi delicatamente spremuta ed il mosto così concentrato di zuccheri e naturali aromi, fatto fermentare insieme a mosto di uva non appassita, raccolta in una seconda fase, per poter così innestare la fermentazione. Si ottiene un vino che, grazie al particolare clima della zona di nascita ed al lungo appassimento delle uve, offre stupende sensazioni, dal profumo intensamente fruttato di spezie e fichi secchi al gusto pieno e dolce, ampiamente aromatico, ma non stucchevole. Ideale vino per dessert o da compagnia, dove il frutto di tante sensazioni è merito della particolare natura di questa zona, Martingana, a sud dell'isola, e del mio attento ed appassionato lavoro di vignaiolo nel legame di queste antiche tradizione enoiche.

 


Mueggen - Moscato di Pantelleria (D.O.C.). Gradi: 14

 

Sugli assolati rocciosi terrazzamenti di pietra lavica dell'Isola ventosa di Pantelleria, nelle vigne di Costa, Gadir, Mueggen, Khamma e Martingana, la mia Famiglia coltiva tradizionalmente l'uva Moscato d'Alessandria, chiamata popolarmente Zibibbo. Per la natura del terreno e clima di questa piccola Isola al centro del Mediterraneo, le basse viti producono pochi grappoli di uva che viene raccolta in Agosto selezionando solo quelli migliori e posti ad appassire al sole su stenditoi di pietra nel vigneto, per dieci - dodici giorni, avendo cura di girarli manualmente più volte. L'uva viene poi delicatamente spremuta ed il mosto ricco di zucchero e naturali aromi fatto fermentare per ottenere così un vino che grazie al particolare clima di nascita e all'appassimento, offre piacevoli sensazioni, dal profumo intensamente fruttato di albicocca e pesca sciroppata, al gusto dolce, pieno, aromatico, ma non stucchevole. Ideale vino per dessert e da compagnia, dove il frutto di tante sensazioni è merito della particolare natura dell'Isola e del mio attento e appassionato lavoro di vignaiolo.

 


Turbè - Moscato di Pantelleria (D.O.C.). Gradi: 13


Vino dolce che ottengo dalla vinificazione di uve Zibibbo da me coltivate e appassite al sole nei terrazzamenti di roccia vulcanica dell'Isola di Pantelleria. Un vino che nei profumi richiama la frutta sciroppata, al gusto pieno, morbido e di un piacevole equilibrio. Al sapore ricco, dolce, ma non stucchevole, da abbinarsi a dessert e biscotti secchi o da bersi in compagnia sorseggiandolo con attenzione nel rispetto del duro lavoro che comporta produrlo. Si serve a 15°C in calici da vini dolci di buon corpo.

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