Andrea, una terra difficile da lavorare …
Sì, ma forse questa è anche la nostra fortuna. In questo territorio, infatti, non c’è mai stata specializzazione agronomica né viticola e questo fa si che abbiamo un patrimonio ampelografico di primissimo ordine. Noi ci troviamo con una viticoltura a piede franco sul 95% della superficie dove i vigneti sono vigneti centenari.
Io ho stimato le vigne di età media sui 90 anni circa.
Come nasce la tua azienda?
La mia azienda, la Marisa Cuomo nasce nell’attuale configurazione nel 1983, ma deriva dalla struttura precedente che ha datato la prima bottiglia con una veste grafica ed etichetta addirittura nel 1942. Nell’83 trasformai l’azienda vitivinicola in azienda di produzione e commercializzazione di vini.
Oggi sono uno dei 33 produttori che conferisce le uve alla cantina Marisa Cuomo, a mia moglie, anche se nel mio caso diciamo è solo un passaggio tecnico e non fiscale.
Come posso definire questa azienda, una cooperativa?
Più che altro una filiera. La Marisa Cuomo è all’apice di una filiera di produttori di uve ed è lei che poi determina tutti gli andamenti. Io in azienda rivesto due ruoli, quello di piccolo produttore di uve e di direttore commerciale.
Esiste un frazionamento importante dei vigneti in questa zona
Roberto, ti dico che una vera e propria azienda vitinivinicola in Costiera amalfitana non potrà mai esserci per il problema dei multifrazionamenti . I conferenti della Marisa Cuomo sono dislocati su tutta la Costiera amalfitana, noi direttamente produciamo vino nella sottozona Furore e nella sottozona Ravello.
Quest’anno ci siamo estesi anche nelle zone di Cetaro e Raito, a Vietri sul Mare, e abbiamo prodotto per la prima volta il vino “Costa d’Amalfi” per 3 tipologie diverse; il bianco , il rosso e il rosato.
Come coordini l’attività dei vari conferenti per ottenere un prodotto qualitativamente elevato?
Io non ho voluto interferire sul modo di allevare la vite, ho fatto sì che i vigneti rimanessero tali e quali a come sono stati tramandati in tutti questi secoli dalle varie generazioni. L’operazione più grande che ho fatto è stata quella di non stravolgere e quindi non omologare né la vigna e né il prodotto in cantina perché mi sono avvalso delle singole esperienze dei contadini. Devi sapere che nei vigneti c’è una elevata promiscuità nel senso che in un terrazzamento largo 4-5 metri e lungo magari 60-70 metri tu trovi magari 20 varietà diverse perché all’epoca il contadino metteva a dimora quello che aveva a disposizione.
Oggi questa miscellanea varietale di bacca bianca e bacca rossa messe assieme comporta un lavoro molto attento in epoca di raccolta, con passaggi ripetuti in vigna. A questo aggiungi la difficoltà legata alla varabilità altimetrica delle linee di vigna che partono da 180 metri s.l.m. per arrivare fino ai 600 metri, la stessa varietà a differenza di altimetria matura con quaranta giorni di differenza. La vendemmia è molto lunga per le diverse tipologie delle uve e per la diversa altimetria, partiamo con le vinificazioni verso la metà di settembre per arrivare, come l’anno scorso, al 7-8 di novembre con le ultime uve.
La cernita delle uve avviene in cantina?
I contadini prima raccoglievano tutto e mischiavano; negli ultimi 15 anni pian piano sono riuscito a far capire ad ognuno di loro l’importanza anche economica di un conferimento di alta qualità attraverso una serie di incentivi. Ha funzionato egregiamente. Così io in cantina non ho problemi di fare una cernita ulteriore. In realtà un passaggio viene comunque fatto per sicurezza, ma non per necessità.
Non sarà stato facile arrivare a questa condizione.
Ho dovuto faticare molto. Mi ricordo che i primi anni mi arrivavano le uve con le cassette immancabilmente con uve mischiate bianche e rosse e questo rallentava molto il lavoro in cantina.
Dai qualche indicazione sui nuovi impianti?
Sì, attraverso incentivi mirati riesco a far allevare le varietà che a me interessano, che sono le varietà del Fior D’uva, cioè fenile, ripoli e ginestra. Cerco di allevare e di far allevare questi vitigni perché sono unici nel mio comune, è un discorso di affettività e poi danno grossi risultati. Gli investimenti maggiori li stiamo facendo con queste tre varietà.
Nei nuovi impianti usi pochissimo i portainnesti.
Qui sinceramente il problema non ce l’abbiamo, tutte le marze col diametro più ampio le faccio allevare a piede franco e sto avendo dei bellissimi risultati. La propagazione delle varietà avviene mediante l’allungamento delle propaggini, le cosiddette “calatore”, che vengono portate a dimora e fatte fuoriuscire e dopo 2 anni (già dopo il primo ti producono uva perché derivano dalla pianta madre) li puoi recidere e quindi avere una pianta nuova. Questo è un sistema tradizionale che tuttora facciamo riproporre.
Qual è il sesto di impianto che preferisci?
Il tipo di allevamento prevalente è rimasto quello del pergolato. Negli ultimi anni la forma di reimpianto che sto adottando è il restauro della vite, lo chiamo così, perché insieme ai pergolati lasciamo quello che c’è di vecchio come ceppi e dove c’è fallanza facciamo allungamento delle propaggini o infittimento mediante la messa a dimora di varietà autoctone allevate a piede franco e solo in pochi casi su portainnesto
Il nostro è un discorso di affettività, di simpatia per le nostre varietà, verso la propria terra.
Parlami del Furore.
Per la linea Furore facciamo il Furore rosso riserva e il Fior d’uva bianco, oltre a Furore rosso e un Furore bianco. Il Fior d’uva è un vino ottenuto con vitigni unici come il Ripoli, il Fenile e la Ginestra.
Il Fior d’Uva ha dei profumi molto delicati
Esatto, sono delicati, però il vino ha una struttura forte che viene da una supermaturazione ed è dovuto anche ai terreni sciolti calcarei e a ceppi che vivono perennemente sotto stress idrico.
Tu hai una tua idea su come quei ceppi riescono a resistere
Ho notato una cosa; hai presente quando tiri fuori dal frigo una bottiglia fredda? In un ambiente caldo la bottiglia forma condensa. Nella mia bottaia scavata nella roccia ho problemi di eccesso di umidità anche se non ci sono infiltrazioni d’acqua perché non piove da 3 mesi almeno. Tuttavia nella bottaia più aumenta il caldo fuori e più c’è condensa e gocciolamento dalla sommità della volta.
In vigna, vista la natura del terreno pieno di scheletro, le radici della vite formano una ragnatela che si attacca alla roccia perché quanto più fa caldo sulla roccia viene fuori proprio la condensa e lì trova nutrimento e la vite riesce a sopravvivere nonostante questo eccesso di siccità.
Il Fior d’Uva fa legno piccolo
Sì, ma sinceramente nonostante i 6-7-8 mesi al massimo in barrique ho potuto notare che il legno non marca mai. Secondo me la cessione del legno è anche legato alle condizioni della bottaia. Nella bottaia asciutta, secca e calda 3 mesi potrebbero essere parecchi per un bianco in barrique nuova.
Invece una bottaia umida e fresca dove il vino si asciuga di meno, il legno cede poco, cede il giusto.
Che produzione hai adesso ?
La produzione del Fior d’uva 2005 è di 12.700 bottiglie circa.
... e il 2006?
La produzione 2006, che abbiamo imbottigliato il 12 giugno e uscirà comunque a maggio dell’anno prossimo, sarà di 14.000 bottiglie.
... e il futuro?
C’è un problema molto serio: il problema del ricambio generazionale perché non si intravedono i giovani che dovrebbero andare a sostituire fra qualche anno i vecchi contadini.
Cantine Gran Furor Divina Costiera di Marisa Cuomo
Via G.B. Lama, 14 - FURORE (SA)
Tel. 089 830348
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www.granfuror.it