Un cambiamento drastico di vita.
Carlo accompagna la risposta con una risata: I primi mesi abbiamo vissuto nell’incanto del luogo. Il paesaggio, i profumi, i colori. Poi abbiamo dato vivacità a questa nostra nuova vita in campagna, abbiamo deciso di aprire la nostra casa. L’abbiamo fatto avendo una idea precisa, non doveva essere un Relais Chateaux, non doveva essere un agriturismo, non doveva essere null’altro che una casa privata che abbiamo deciso di aprire agli ospiti, che io non chiamo neanche clienti. E’ un posto dove “l’informale diventa formale”. Abbiamo riempito il Castello di mobili che erano della nostra casa di Firenze, della nostra casa di Milano, quelle cose che avevamo accumulato negli anni. Tutto ha funzionato perfettamente, quasi fosse stato un destino arrivare lì. Ti dirò di più: dal primo momento che ci siamo trasferiti non c’è stata mai la sensazione di una casa estranea, ma quella di una casa nella quale avevamo sempre vissuto.
Questo è fantastico!
Sai, Vicarello trasmette una grande positività. Si dice che Vicarello sia stato costruito sopra un villaggio etrusco. Si racconta la favola che uno dei velli della tradizione etrusca, il vello d’oro, sia sepolto sotto Vicarello.
Carlo, ma tu non hai fatto tutto questo solo per l’ospitalità
E’ vero, anche se io considero l’ospitalità un fatto importantissimo. Il progetto nasce tantissimi anni fa, i miei genitori avevano una casa nel Chianti e ricordo che negli anni Sessanta mia nonna smise di fare il vino. Per carità, era solo un vino per la casa, ma io ci rimasi malissimo. Per me quello era un momento di magia. Fu l’occasione in cui feci a me stesso la promessa che un giorno avrei fatto il mio vino. A 50 anni ci sono riuscito! Nel 2004 ho fatto la prima vendemmia.
So che hai fatto una scelta molto attenta dei vitigni.
La scelta dei vitigni è stata precisa. Io sono una persona ribelle a tante cose e non sopportavo l’appartenenza a una DOC con i vincoli che il disciplinare impone. Ho scelto l’IGT Toscana. I miei due vini sono il Castello di Vicarello (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot) e il Terre di Vico (Merlot e Sangiovese).
Anche nel sistema di allevamento ti sei discostato dalla tradizione locale …
Sono innamorato della tipologia dell’allevamento ad alberello di cui è pieno, in Francia, il Bordeaux. La vigna che si trova a ridosso del Castello l’ho fatta ad alberello ed è diventata una vigna giardino. Secondo me, l’alberello oltre che essere bellissimo, ha una produzione, una qualità produttiva notevole. Nella zona mi davano del pazzo, invece ora qualcuno sta cominciando ad allevare ad alberello, magari un pochino più largo rispetto al mio per facilitare il passaggio dei mezzi meccanici.
A volte ci vuole il coraggio di osare.
Carlo si apre di una risata. Qui è una pazzia tutto a cominciare dal restauro del Castello. Ma considera che ho avuto la moglie e i figli sempre molto vicini, molto presenti. Se no queste sono operazioni che non riesci a fare.
Mi parlavi di produzione biologica.
Da sempre. In vigna e in cantina. Stiamo mettendo sempre di più a punto la vigna, quest’anno non abbiamo più concimato neanche con i vari stallatici ammessi dal biologico, ma abbiamo utilizzato solo humus. Ci avvicineremo sempre di più a un biodinamico. In cantina, a Montalcino, dove vinifichiamo con il mio enologo Roberto Cipresso, siamo attentissimi ai lieviti, alla scelta dei lieviti.
Come mai in una coltivazione così attenta, con scarsissimi interventi fitosanitari con tutto ciò che si avvicina di più alla natura, non utilizzate i lieviti naturali che sono davvero l’espressione di quella stagione, di quel terreno, di quella zona, di quella vigna
Abbiamo iniziato lo scorso anno un progetto, che portiamo a termine forse il prossimo anno, proprio sui lieviti naturali. Nell’ambito di questo progetto è prevista la cantina a Vicarello e questo mi consentirà di attuare questo passaggio.
In questa cantina ancora un pò distante come lavorate.
Al momento della vendemmia c’è un camion frigorifero nel qual viene caricata cassetta per cassetta l’uva appena raccolta. Arriva in cantina dove abbiamo due tavoli di scelta dove facciamo una selezione feroce delle uve. Tu fai conto che nel vigneto dedicato al “Castello di Vicarello” abbiamo 9.000 viti: 4000 di Cabernet Sauvignon, 4000 di Cabernet Franc e 1000 di Petit Verdot, dalle quali noi tiriamo fuori di massimo 3000 bottiglie. Una volta che abbiamo esagerato nella scelta delle uve siamo scesi a 2300 bottiglie.
Che uso fai dei legni?
Il Castello di Vicarello entra in barrique e sta 1 anno in barrique. Il mio secondo vino, il Terre di Vico, sta in tonneau per 1 anno, 1 anno e 3 mesi. Qui c’è, insieme al Merlot, il Sangiovese e a me piace assecondare i tempi di maturazione più lunghi di questo vitigno. Dopodichè assembliamo e imbottigliamo.
In silenzio, hai iniziato anche un’altra avventura in una nuova zona
Sì, è vero, ho comprato un’azienda vicino a Castiglion della Pescaia, 120 ettari di boschi. Abbiamo fatto un piccolo vigneto di esperimento e vediamo come andrà a finire.
CASTELLO DI VICARELLO
Poggio del Sasso
Cinigiano (GR)
Tel (fax): 0564990718
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
www.castellodivicarello.it