Affascina pensare come Francesco sia riuscito a costruire il suo futuro, certo partendo da una base solida, come quella rappresentata dall’azienda di famiglia, ma dando a quella azienda e a tutte le altre che sono venute poi una impronta personalissima, plasmandole alla sua idea di produzione di vino, innalzando la qualità e arricchendo l’offerta attraverso una diversificazione dei vigneti nel rispetto della tipicità dei territori di impianto.
Quello che per me è importante far capire è il progetto. Io ho messo in piedi un progetto imprenditoriale abbastanza ampio, sono partito con l’azienda che abbiamo a Conegliano che si chiama Tenuta di Collalbrigo. Mio nonno aveva comprato una bella villa, qui in collina a Conegliano, e mio padre negli anni ’60 ha avuto occasione di acquistare terreni ed altre proprietà. Collalbrigo era il suo luogo di lettura, di vacanze. Ha fatto una cantina grossa, importante, una cantina di 10.000 hl. Inizialmente si faceva soprattutto vino che veniva venduto sfuso agli imbottigliatori, poi un po’ alla volta si faceva mettere in bottiglia. Quando io sono arrivato, non sono partito da zero, sono partito con una società, con una realtà che faceva già le sue 70-80.000 bottiglie l’anno.
La struttura esisteva, mancava un pò di know-how tecnologico, mancava la perfezione del vino inteso come nuovo prodotto e non come alimento, insomma come era una volta, e quindi non il vino del contadino o vino per casa, ma vino “messaggio di cultura” . Ovviamente mancava la comunicazione, il marketing, tutto quello che crea il contorno al prodotto. Questo credo che oggi sia il mio punto forte, nel senso che il mio mestiere è produrre, ma soprattutto comunicare ed abbiamo la fortuna di avere dei ricettori molto sensibili.
A questa cantina i miei fratelli non erano interessati, e ho cominciato a seguirla io. L’ho fatta crescere pian pianino finché è diventata un’azienda non di grandissime dimensioni, ma di ottima, secondo me, redditività.
Questa è stata un po’ la genesi, la partenza del tutto e per cui io sono fiero, orgoglioso di essere veneziano, di essere cresciuto, enologicamente, fra le colline di Conegliano, imparando a fare gli spumanti. Questo è stato un po’ l’inizio della mia carriera operativa come viticoltore. Il mio primo miglio!
Quindi è entrato in azienda, con una veste nuova, ed ha cominciato a dare un suo stile?
Sono entrato e poiché come si dice a Napoli “nessuno nasce imparato”, mi sono soffermato dapprima a guardare come andavano le carte, l’amministrazione, etc.. Poi mi sono appassionato anche dell’aspetto tecnico, ho fatto diversi corsi. Diciamo che quello che mi è rimasto più impresso è stato il corso di Bordeaux.
Alla Università di enologia?
Sì, esatto, lì ho fatto il corso di apprendimento veloce. Un corso che dura 15 giorni con docenti di alto profilo che è stato estremamente impegnativo. Però in quei 15 giorni ho imparato di più che in tanti anni di lettura di libri o di presenza in convegni. E’ stato un corso con tantissima teoria, con tantissima pratica e quando sono tornato a casa sognavo di fare un Bordeaux. E allora ho fatto il Rosso di Collabrigo, il mio primo vino rosso.
Un taglio bordolese sui generis
L'ho fatto con i vitigni che noi possiamo avere disponibili qui, non abbiamo il Petit Verdot, ma abbiamo il Marzemino e quindi il blend è stato Cabernet Sauvignon, Merlot e Marzemino.
Un passaggio importante, un nuovo approccio rispetto ai tradizionali vini del Veneto
Fino ad allora io conoscevo il Prosecco, i nostri vini del Veneto, poi i Merlot, i Cabernet freschi, il vino bianco, che sono dei vini un po’ di pronta beva …
E’ passato a una lavorazione completamente diversa
Completamente diversa, l’uso del legno, le fermentazioni alcoliche in barrique, il batonage, tutte cose che per me erano sconosciute all’inizio ed adesso sono il pane quotidiano perché sono determinanti per fare certe tipologie di vino.
Cosa è stato innovato nella produzione tradizionale della Tenuta?
Nell’87 il primo acquisto che ho fatto qui in azienda è stato l’impianto di imbottigliamento e di spumantizzazione. Fino ad allora, si prendeva il vino, si portava a Valdobbiadene dagli spumantisti ce lo spumantizzavano e ce lo portavano imbottigliato.
Oggi siamo soddisfatti di quello che stiamo facendo, abbiamo una gamma di Prosecco di eccellenza che è il nostro Extra Dry doc. Qui a Conegliano abbiamo la caratteristica di avere un microclima leggermente diverso da Valdobbiadene, per cui i nostri prodotti, il nostro Prosecco risultano un po’ più strutturati. Abbiamo un po’ meno profumi, ma abbiamo un po’ più di acidità, di struttura e di corpo. Questo, diciamo in un certo ambito territoriale, locale, soprattutto nazionale, è stato nel tempo forse un po’ un limite. Invece sui mercati internazionali, nel mercato inglese, in quello americano, è stato un grande vantaggio.
Passiamo all’inizio del secondo miglio di questo percorso.
Il mio cognome tradisce l’origine istriana, la famiglia viene da Lussinpiccolo che è un’isola stupenda, con una fortissima tradizione marinara. Quando la Jugoslavia ha deciso di riaprire le porte agli stranieri, il sindaco di Lussino ha avuto l’idea di contattare, invece che americani e giapponesi, le vecchie famiglie che erano originarie della zona per favorire lo sviluppo vitvinicolo sull’isola di Sansego. La proposta ci è piaciuta molto perché nell’isola di Sansego la mia famiglia faceva vino già nel Seicento. Ho trovato dei documenti di acquisto di vigneti del Seicento. Io mi ricordo quando eravamo bambini, mio nonno aveva delle vecchissime bottiglie dell’Ottocento, ne apriva una all’anno a Natale di questo vino di Sansego che molte volte era da buttar via perché non aveva retto un invecchiamento così lungo. Le rare volte che aveva resistito, era un rosolio, era un vino eccellente.
Abbiamo preso in concessione questo terreno, abbiamo piantato 30 ettari di vigna anche se non avevamo nessuna esperienza recente sulle coltivazioni locali.
Quali varietali avete impiantato?
Loro hanno praticamente delle varietà autoctone. Una è un bianco, ed è un Moscato e quello che ci si avvicina di più al loro moscato è il Moscato Fior d’arancio, però in realtà è un altro clone. Noi abbiamo provato la tipologia di uva più simile a quella autoctona, l’abbiamo trapiantata ed abbiamo visto che poi dopo alcuni anni di acclimatamento il prodotto praticamente è diventato identico. La seconda varietà è il Refosco dal Peduncolo Rosso. Poi una varietà che si chiama Trojscina, che è un’uva rosata. La leggenda narra che sia stata portata qui direttamente da Troia.
Che caratteristiche hanno questi vini?
Vini di sabbia, coltivati vicini al mare con delle caratteristiche pedoclimatiche tali da favorire la conservazione a lungo termine. Per esempio io ho incominciato a vinificare nel ’90, siamo nel 2006 e devo dire che che ci sono bottiglie di bianco che sono ancora perfettamente bevibili. Sansego è fatta tutta di sabbia e non c’è filossera. Questo ci ha consentito di impiantare i nostri 30 ettari per la quasi totalità senza portainnesti e abbiamo anche un riscontro di estratti e di maturazione, etc., assolutamente diverso da quella che abbiamo nelle altre zone.
Che produzione fate a Sansego?
Facciamo circa 2.000 hl di vino all’anno, che valgono 240.000 bottiglie di vino che vengono commercializzate in buona parte, o almeno per il 50%, su territorio locale, ristoranti e enoteche della costa Istriana e della Dalmazia.
Come nasce la particolarità dei nomi che avete dato ai vostri vini di Sansego?
La mancata concessione della doc non ci ha consentito di usare il nome dei vitigni perché la regola dice che se il vino non è doc non puoi scrivere Merlot, Cabernet. Quindi per questo abbiamo dato dei nomi di fantasia: Poseidon, Iliria, Liburnia, ed oggi la gente viene e ci chiede il vino proprio con quei nomi. Ci siamo creati, nostro malgrado, un marketing molto forte e adesso l’azienda si identifica con questi nomi.
Il percorso non è finito …
Certo che no. Una piccola premessa. Io ho sposato una veronese, il cui padre ha delle proprietà di famiglia sul lago di Garda, in Valpolicella. Mio suocero discende dalla famiglia di viticoltori, di proprietari terrieri, è una famiglia importante veronese, Fratta Pasini. Io ho avuto un’occasione 6 anni fa, nel 2000, anzi siamo partiti addirittura prima, nel ’97 con delle vinificazioni presso una cantina un po’ artigianale che avevamo messo in piedi all’interno di una delle proprietà di mio sucero. Nel 2000, abbiamo preso in mano una cantina a Fumane, che era del conte Guarienti, 25 ettari di vigneti sul lago di Garda e 15 ettari di vigneto nella Valpolicella classica.
Lì sono partito per il mio terzo miglio con un progetto che ovviamente verteva soprattutto sull’Amarone.
La prima annata di produzione?
Il primo Amarone con cui siamo usciti era il 1998, in accordo con un produttore della Valpolicella, un produttore di ottimo livello. Però il primo Amarone che abbiamo fatto noi è del 2001. Ora facciamo due Amarone della linea Fratta Pasini, Amarone e Mondragon. Quest’ultimo prende il nome della particella della proprietà dove è la vigna.
E ora la Toscana………cos’è l’ultima arrivata?
Questo è l’ultimo miglio per il momento.
Dopo questa presenza a nord, in Veneto, in Croazia, la scelta della Toscana come nasce?
È nata per caso nel senso che non è che io ero tanto interessato alla Toscana all’inizio. Mi hanno proposto questa azienda dicendomi “vai a vederla perché merita, perché è uno dei posti più belli del mondo”. Quando sono arrivato lì, mi sono innamorato dell’azienda. Diciamo che comunque c’è una logica nella scelta, il Prosecco, il Brunello e l’Amarone sono forse oggi i tre vini dei vitigni autoctoni più conosciuti e prestigiosi.
La Tenuta Oliveto è già un nome importante nel mondo del vino
Sì una azienda con una produzione di prestigio. La Tenuta Oliveto ha tre vini, ha il Brunello che è un vino che nel suo breve percorso enologico è comunque già stato considerato diverse volte al massimo punteggio. Poi un secondo vino che è un rosso di Montalcino e si chiama Roccolo e un terzo vino che si chiama Leccio, che invece è un rosso di Toscana. Tutti i vigneti sono 100% Sangiovese Grosso e piantati con un impianto molto fitto con delle rese bassissime, con un bravissimo enologo, Roberto Cipresso.
C’è anche un novità sempre in zona di Val d’Orcia
Di fronte, dall’altra parte della Val d’Orcia, c'è Poggio Mandorlo. È un’azienda che è stata costituita insieme da un gruppo di investitori dove stiamo realizzando una nuova cantina molto spettacolare con la barricaia sotto una lastra di cristallo e una vista a 360° dei vigneti della Valle. A Poggio Mandorlo abbiamo fatto due vini. Uno dedicato a Cipriani ed è un vino che, secondo me, ha delle caratteristiche pazzesche, proprio di ricchezza, di pienezza, di sapori. Potrebbe veramente essere il nuovo Sassicaia.
Il progetto, o meglio il percorso, comincia a dare risultati in termini di ampiezza di offerta.
Diciamo che c’è il desiderio di creare anche probabilmente, al di là del progetto territoriale, che è comunque importante, una massa critica nei confronti dei propri clienti, soprattutto in termini di offerta. E’ importante disporre di un pacchetto di prodotti ampio e, tra l’altro, caratterizzato da una trasversalità che va da est ad ovest, da nord a sud. In realtà siamo al centro non siamo ancora al sud.
Quindi questa ipotesi del sud potrebbe essere l’obiettivo del prossimo miglio?
Io credo che nella gamma dei vini prodotti mi manchi oggi un vino del sud, un grande di vino bianco per rappresentare l’Italia degnamente. Sono in questo momento molto attratto dalla zona dell’Irpinia
Quando verrà percorso questo ulteriore miglio?
La mia filosofia mi porta a sostenere che prima mi devo consolidare in quello che sto facendo e devo creare una struttura che possa essere autosufficiente. A quel punto posso guardare qualcos’altro. E' sempre meglio mangiare secondo la propria capacità digestiva.
Francesco Cosulich
Tenuta di Collalbrigo
Via Marsiglion, 77
Collalbrigo-Conegliano (TV)
Tel. 0438 455229
I PRODOTTI
Tenuta di Collalbrigo
- PROSECCO BRUT VSAQ ETICHETTA NERA
- PROSECCO DOC EXTRA DRY VSQPRD ETICHETTA ORO
- MANZONI BIANCO IGT MARCA TREVIGIANA
- VERDISO IGT MARCA TREVIGIANA
- COLLI DI CONEGLIANO ROSSO
- ROSSO DI COLLALBRIGO
- IL MERLOT
Antichi Poderi Fratta Pasini
- CHARDONNAY IGT 2005
- BARDOLINO DOC 2004
- VALPOLICELLA CLASSICO DOC 2003
- VALPOLICELLA SUPERIORE RIPASSO 2003
- AMARONE DELLA VALPOLICELLA 2003
Tenuta Oliveto
- BRUNELLO DI MONTALCINO DOCG
- ROSSO DI MONTALCINO DOC “il ROCCOLO"
- ROSSO DI MONTALCINO DOC “CASTELNOVO”
- BRUNELLO DI MONTALCINO "CASTELNOVO"
- ROSSO DI TOSCANA IGT “il LECCIO”
Tenuta di Sansego
- ILLYRIA
- POSEIDON