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Elvira Bortolomiol

 

Una manciata di giorni fa è stato assegnato a Roma al Forum degli Spumanti d’Italia un premio prestigioso a una persona che non c’è più, Giuliano Bortolomiol, padre del Prosecco moderno. L’ha ricevuto la moglie Ottavia che lo ha accompagnato per tanti anni e ora prosegue con le sue quattro figlie il cammino tracciato, con tenacia e con la forza della incrollabile certezza delle proprie idee, da Giuliano.

Le parole di Ottavia nella loro splendida sinteticità disegnano con efficacia quest’uomo: "E’ stato tra i primi a intuire le possibilità del Prosecco, contribuendo in modo fattivo a innalzare la qualità di questo prodotto e a diffonderne la conoscenza in ambiti sempre più vasti. Ed è stato un antesignano anche nell’individuare la stretta connessione tra un vino e il suo territorio di appartenenza”. Una delle figlie, Elvira, conclude: “E’ stato mio padre, insieme ad altri imprenditori e appassionati dell’epoca a istituire nel 1946 la Confraternita del Prosecco e a creare la Mostra Nazionale degli Spumanti. Non può che farci piacere, quindi, vedere riconosciuta la sua opera in un ambito di alto profilo come è l’attuale Forum degli Spumanti Italiani”.

 

E proprio a Elvira ho chiesto di raccontare la storia dell’azienda. Le parole si sono susseguite lentamente quasi a indugiare sulle cose che via via venivano dette, per assaporare il ricordo di quei momenti descritti. L’emozione ha a tratti incrinato la voce di Elvira, ma incontenibile è emerso l’orgoglio per quanto fatto dal papà e la passione per quanto ci sarà da fare da loro, mamma e figlie, che ne hanno raccolto il testimone.

 

Elvira parlami del passaggio da tuo padre Giuliano a voi. Un passaggio non soltanto di una azienda ma anche di una idea. Questo significa tante cose secondo me, significa condivisione piena, significa una armonia da sempre.

 

Noi siamo cresciute in un contesto molto maschile, dove mio padre era il padre padrone, l’imprenditore capo, era colui che mai avrebbe delegato e sarebbe stato difficile anche pensare ad un gruppo di donne in quel momento lì. E invece no, quello che lui alla fine ha voluto e che le sue 5 donne portassero avanti questo discorso e quindi ovviamente mia madre per prima si è sentita una grande responsabilità addosso. Da lì siamo partite.

 

Come vi siete organizzate

 

Ci siamo divisi i compiti commerciale Italia, l’estero, la parte più legata alla produzione e ai vigneti e così via.
 
Elvira, il vino secondo me non va raccontato solo in termini di degustazione, ma anche attraverso la storia di chi lo fa. Non raccontare questa parte significherebbe rimanere in superficie nella conoscenza del vino, degustarne la bontà come se dietro non ci fosse nulla. E invece dietro c’è tutto un mondo, non è casuale cosa c’è dentro quel bicchiere, è frutto di un lavoro, di una passione, di una idea. E’ per questo che ti chiedo è di raccontarmi la tua, la vostra, bellissima storia.

 

Il mio papà Giuliano parte nel dopoguerra con una situazione dei vigneti degradata, vigneti abbandonati, una situazione per il suo carattere inaccettabile “dobbiamo fare qualcosa” disse “dobbiamo creare qualcosa che possa ridare vita e cambiare il futuro di questo territorio e di questa gente”. Intorno a lui si uniscono enologi e altri interessati avendo come primo obiettivo quello di provare a ripristinare i vigneti e ridare una espressione al territorio. Lo hanno fatto in modo molto efficace, perchè la prima cosa è stata quella di darsi delle regole. E’ stata una idea forte e innovativa quella di dare a sé stessi e ai contadini un obiettivo comune, quello di puntare alla qualità del prodotto.

 

La forza della condivisione di un progetto

 

La condivisione di un progetto valido a far crescere il nostro Prosecco fino ad arrivare ai livelli qualitativi più alti.  La costituzione della Confraternita ha avuto come primo risultato l’emanazione di queste regole che diverranno la base per quel che è il Prosecco ora e il territorio ora. Una sorta di manuale dell’agricoltura nel senso più ampio. Successivamente su questi dettami nasce il Consorzio del Prosecco.

 

Chi partecipava alla Confraternita?

 

Tutti i produttori. La Confraternita non si occupava però soltanto delle tecniche agronomiche o di dare indicazioni sulla situazione commerciale, ma cercava di essere comunicativa anche dal punto di vista sociale cercava di far capire a più persone possibile e a più contesti possibile, nazionali e internazionali, che cosa si stava facendo in questa area. Erano coinvolti i contadini, gli enologici, ma anche i politici e tutti coloro che si occupavano a vario titolo di agricoltura e di cucina.

 

Un obiettivo oggi raggiunto. La parola Prosecco è diventata patrimonio di tutti.

 

L’idea che sembrava non potesse avere alcun futuro ha coinvolto il mondo intero.

 

Tuo padre, mentre faceva da traino a questo processo, curava anche la sua azienda

 

Le due storie si mescolano, quella del portatore di una idea innovativa per tutti e quella dell’imprenditore. Un uomo che comincia a sfidare la realtà fino allora conosciuta e le tecniche di vinificazione e di spumantizzazione. Cerca di apportare quelle modifiche al metodo Charmat che rendano il suo spumante sempre più interessante, sempre più qualitativamente di grande livello.

 

Uno sforzo continuo per dare spessore al Prosecco.

 

Dopo una prima fase di studio e di miglioramento del proprio know how, arriva la sua sfida cioè quella di produrre il Prosecco nella versione Brut. Una sfida che ha lanciato lui contro tutto e contro tutti perchè quello che si pensava da sempre era che il Prosecco fosse un vino leggermente aromatico, amabile. Ma sapeva di essere nel giusto, con il suo Brut vince una medaglia d’oro a Montpellier, quindi in un contesto internazionale, e riesce ad avere la conferma alla bontà della sua intuizione.

 

E’ stata anche una spinta psicologica notevole per continuare lungo questo percorso.

 

Sì, non solo per lui, infatti oggi tutte le aziende producono una versione Brut. Noi come azienda siamo rimasti ancorati alla versione iniziale e produciamo Brut con residui zuccherini molto bassi.

 

Giuliano ha da subito innalzato la qualità del prodotto, poi nel tempo assistiamo a una diversificazione della produzione. Le attuali linee della Bortolomiol sono quelle pensate da lui oppure avete cominciato a inserire qualcosa di nuovo.

 

Le nostre linee di fascia alta sono la linea tradizionale, con il Brut Prior, l’Extradry Senior, il Dry Maior, il Demi-sec Suavis e  una linea particolare, che è la Prestigiosa, dove ci sono delle cuvée che ha creato lui, il Cartizze, che è un cru che noi sosteniamo e proponiamo, il Banda Rossa che è un extra dry, una selezione che lui già faceva; riponeva queste bottiglie in cantina mettendoci un segno rosso con il pennarello ed erano le bottiglie che riservava agli amici. Addirittura mi raccontano che su alcune bottiglie ci metteva il simbolo del pericolo di morte, il teschio e le tibie incrociate, per cautelarsi che nessuno le toccasse. Da qui è partita la selezione Banda Rossa. Poi c’è la Riserva del Governatore sempre sua che è una cuvée di Chardonnay, Pinot Noir e Prosecco che secondo me manifestava tutta la sua voglia di produrre uno spumante a bassissimo grado zuccherino, e infatti ha uno 0,3 per cento, e quindi siamo al limite delle possibilità. Anche questo è un prodotto particolare che viene riservato veramente a pochi clienti.

 

E voi?

 

Noi abbiamo creato una Riserva legata alla sua memoria, il Motus Vitae, Motus perchè il Motus è lo stile della sua vita, il movimento continuo, Motus perchè ricorda la parola moto, che è il simbolo dell’inizio della sua avventura: una Moto Guzzi, che abbiamo ancora in cantina, con la quale partiva con le bottiglie nel portapacchi per andare a farle conoscere alla gente.

 

La parte pioneristica di questa avventura.

 

E’ proprio così. Il Motus è ovviamente un Brut, visto che la sua sfida era il Brut, è un Prosecco in purezza, di un solo cru ed è un Prosecco particolare perchè riesce ad avere una struttura talmente interessante da essere bevuto l’anno successivo alla vendemmia. Infatti ora cominciamo a bere la vendemmia 2006. Queste linee rappresentano il cuore della produzione.

 

C’è anche una grappa

 

Da quest’anno abbiamo sulla linea della Banda Rossa, che ormai è un brand, che per noi significa le Selezioni, una grappa con le vinacce di Banda Rossa. Una grappa molto particolare, che abbiamo realizzato con il mastro distillatore Roberto Castagner,  con sentori di pera e di mela, che sono caratteristici del Prosecco, ma che rimane molto rotonda.

 

Altre novità in arrivo oltre la Grappa?

 

Al prossimo Vinitaly dovremmo presentare il Rosè che non abbiamo nella nostra gamma. E sarà anche questo un prodotto di grande qualità, quello che vogliamo far capire è che comunque anche producendo nuovi spumanti vogliamo esprimere tutto il meglio della nostra tecnica spumantistica.

 

Mi pare di capire che voi pian piano partendo da una base così bella, così importante, che Giuliano vi ha lasciato, cominciate a voler dare il vostro stile alla produzione.

 

Sì, certo è uno stile molto al femminile, con una grande cura dei dettagli. Abbiamo raccolto questo testimone e ora vogliamo riportarlo sicuramente in giro per il mondo, aprire nuovi mercati importanti, creare nuove partnership e, soprattutto, creare nuove alleanze che ci permettano poi di proseguire e di consolidare il nostro marchio.
Dopo che è venuto a mancare mio padre, che era una persona di grande riferimento e che aveva la stima di tutto il mondo, abbiamo lavorato duramente. L’azienda ha avuto una grandissima crescita sia dal punto di vista del fatturato, che abbiamo raddoppiato, sia dal punto di vista della conferma del marchio, di una storia e della qualità. Questo è stata per noi la conferma di quanto siamo riuscite a captare da nostro padre e di quanto questa avventura ci ha preso.

 

Avete portato questo soffio di cambiamento anche in vigna?

 

Noi non abbiamo proprietà estese di vigneto, abbiamo pochissimi vigneti, e il resto della produzione è fatta con i circa 60 conferitori che storicamente ci seguono. Con loro, con l’assistenza di un enologo e di un agronomo, ci stiamo impegnando a selezionare i cru per fare migliorare ancora di più il prodotto.

 

I conferitori lavorano a stretto contatto con voi per fornire un prodotto della qualità da voi desiderata?

 

Esatto. Questa è una cosa molto importante che stiamo facendo per raggiungere il livello qualitativo desiderato, curare l’intera filiera produttiva. Li seguiamo passo passo su tutte le fasi agronomiche su tutte le fasi di sviluppo della pianta con il nostro agronomo che loro hanno a disposizione completa. C’è una grande attenzione da parte dei conferitori a questo progetto. Sono state superate le iniziali e prevedibili diffidenze. Abbiamo ora trovato un grandissimo campo di lavoro per migliorare di anno in anno. Abbiamo fatto squadra.

 

La parte di vigna di proprietà la dedicate a qualche prodotto specifico oppure contribuisce al complesso della produzione quasi che foste conferitori di voi stessi

 

C’è un vigneto proprio nel cuore del paese appoggiato alla piazza di Valdobbiadene con accesso proprio dalla piazza. E’ un vigneto molto particolare perchè ha pochi anni di vita, però appena raggiungerà le caratteristiche qualitative interessanti lo indirizzeremo verso qualcosa su cui stiamo lavorando, forse al biologico o a una situazione su questa tendenza. Sicuramente avrà una sua specifica destinazione.

 

Voi producete solo con metodo Charmat?

 

Solo metodo Charmat

 

Avete avviato qualche riflessione sulla possibilità di utilizzare il metodo classico?

 

Per il momento no, è ancora forte il condizionamento che di metodo champenoise non se ne poteva parlare perchè era un imperativo con mio padre. Però nell’ottica di aprirci a diventare comunque un riferimento anche nella spumantistica con il metodo champenoise questa sarebbe una bellissima cosa.

Bortolomiol SpA
via Garibaldi, 142 
Valdobbiadene (TV)
Tel. 0423 974911
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www.bortolomiol.com

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