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Ernesto Abbona - Marchesi di Barolo

 

Ernesto Abbona, una lunghissima tradizione familiare in campo vitivinicolo, una passione che si è trasmessa di generazione in generazione per il vino e per il luogo di origine: le Langhe. Una bella storia che merita di essere ascoltata con le parole di Ernesto, che non riesce a mascherare l’orgoglio di appartenere a un territorio che sa di magia, per i suoi prodotti, i suoi paesaggi, i suoi profumi.

Ernesto, la frase “Barolo, vino e cultura” vi accompagna in azienda da quasi trenta anni

 

Il Barolo, è un vino prestigioso, ma si è elevato dal contesto degli altri vini soprattutto a partire dai primi Novecento, soprattutto perchè la gente ha scritto, ha discusso, l’ha comparato ci sono state riflessioni, discussioni, animosità e tutto questo percorso ha portato a una cultura del vino. Da quella cultura ne è derivato un affinamento del vino perchè è la dialettica che porta al miglioramento non il soliloquio che porta da nessuna parte.

 

Le rubo quest’ultima parola per dire che non c’è soliloquio nelle Langhe, perchè è un continuo dialogo tra produttori, che assaggiano, degustano, approvano o criticano il vino dell’altro sempre nella logica sana della collaborazione. E questa è una grande forza.

 

E’ così. Siamo in tanti. Forse non c’è una regione al mondo come le Langhe dove c’è una concentrazione di produttori di altissima qualità come questa, sì certo la Borgogna, che ha anche una storia più lunga, ma al di là della Borgogna, solo le Langhe.

 

E nonostante questa concentrazione il confronto rimane sempre aperto

 

Il bello della nostra area è che questo gran protagonismo di ognuno di noi non è in funzione di contrasto agli altri,  ma per esprimere la diversità del suo vino. La cosa straordinaria è che qui lavoriamo tutti il Nebbiolo, ma produciamo tutti Barolo diversi. Non abbiamo bisogno di assemblare, non abbiamo bisogno di usare legni che marcano, è il Nebbiolo porta in sè la differenza. Il Nebbiolo che è un grandissimo interprete del territorio e del microclima. Noi non abbiamo bisogno di differenziarci, siamo diversi.

 

Fondamentale è la natura del terreno delle Langhe che ha un territorio molto eterogeneo nella morfologia a seconda dell’epoca remota o meno di formazione geologica, con delle situazioni di forte contrasto a volte nell’ambito della stessa vigna. La decina di tipologie di terra che compongono l’intera zona, si affiancano o si mescolano fino a formare una enorme scacchiera. Ogni quadrato marca il vino che da lì si produce. Si può dire che ogni Barolo ha un suo terroir specifico.

 

Se viene in questo periodo oltre alle sfumature di colore delle foglie di vite, può vedere anche, dove hanno tolto vigneti ormai obsoleti, il terreno spoglio non omogeneo nel colore. E’ la dimostrazione pratica di quello che stava dicendo. Abbiamo una diversità di suoli davvero molto accentuata. E forse è proprio questa diversità di suoli che ha creato il Nebbiolo, che ha fatto sì che questa pianta con grande spirito di adattamento sia stata capace ad esprimersi appieno in modo diverso e abbia trovato qui l’habitat ideale.

 

Ernesto, abbiamo parlato del territorio, parliamo un pò della storia dell’azienda.

 

E’ una storia soprattutto al femminile, la persona che più l’ha caratterizzata è stata la marchesa Giulia Vittorina Falletti, la pronipote del ministro Colbert, il ministro delle finanze del Re Sole, una famiglia agiata, molto benestante, lei era vandeana. In epoca di Rivoluzione francese ai vandeani i francesi tagliavano la testa perchè erano i cattolici più ortodossi di Francia. Erano molto legati alla aristocrazia e allo status sociale che la rivoluzione voleva abbattere. Questa ragazza si è salvata perchè stava studiando in Olanda. Napoleone successivamente la fece rientrare in Francia e favorì il matrimonio di Giulia con il Marchese di Barolo, che rappresentava una famiglia assai nobile come lignaggio, molto ricca e quindi con una buona autonomia rispetto a Torino e ai Savoia. Giulia non ebbe figli dal matrimonio con il Marchese Tancredi e dopo la morte di lui, si appoggiò a Silvio Pellico, un segretario che l’aiutò a sistemare tutte le questioni finanziarie e di rapporti con le altre famiglie nobili di Torino, dedicandosi non tanto alla gestione dei suoi possedimenti ma all’aiuto del prossimo. Il paese di Barolo era diventato nel frattempo il centro di quelle che erano le attività di vinificazione dei suoi possedimenti che si estendevano oltre che a Barolo, anche a Serralunga e a Castiglione.

 

Le cantine attuali ...

 

Sì, ed è per questo che noi rivendichiamo il fatto di avere queste cantine storiche dove ancora oggi grazie a una ottima manutenzione e a un sapiente restauro abbiamo ancora perfettamente funzionanti 5 botti della marchesa Giulia di metà Ottocento, dove è maturato il primo Barolo, e che ancora oggi danno il loro contributo al completamento dell’affinamento di partite di Barolo, a mantenere ancora oggi questo legame con il passato.

 

Un legame che sostanzialmente non si è interrotto neanche dopo l’ingresso in azienda della sua famiglia

 

Il legame familiare indubbiamente si è di fatto sciolto con l’arrivo della nostra famiglia, perchè i Marchesi di Barolo non hanno avuto eredi. La produzione Marchesi di Barolo non ha avuto tuttavia soluzione di continuità. Sono cambiate le persone, però il luogo, le strutture, il clima e il sentimento sono rimasti quelli. Una cantina che trova nella diversità dei vigneti uno stimolo a non massificare la produzione, ma a mantenere le sue caratteristiche esaltandole. Questa la nostra storia.

 

Quando siete entrati

 

Circa 70 anni dopo il decesso della Marchesa, la fondazione da questa creata per gestire le sue proprietà che si chiama Opera Pia Barolo, ha messo in vendita la cantina, i vigneti il marchio etc.. La mia famiglia che aveva già a inizio Ottocento una cantina a Barolo e produceva vini con il marchio cav. Felice Abbona & figli, ha trovato nei risparmi di una generazione e più di lavoro le risorse per acquisire le cantine storiche, i vini che erano in cantina, e il marchio aziendale. E quindi, nel 1929, la nostra storia si è fusa con la storia delle cantine Marchesi di Barolo.

 

Avete abbandonato il vostro marchio

 

Da allora il mercato che si faceva con i nostri vini è andato scemando e praticamente ci siamo immedesimati in questa nuova realtà produttiva.

 

Avete concentrato i vostri sforzi tutti nelle Langhe

 

Non abbiamo avuto grandi espansioni perchè siamo convinti che non ci sia bisogno di aggiungere a questa area altre aree produttive molto distanti perchè non vediamo un’altra area con una biodiversità come questa. Per noi diversità fa premio. In altre aree la differenza dei vini si fa solo attraverso assemblaggi di varietà diverse. Per questo riteniamo che un’azienda delle Langhe difficilmente possa spostare il proprio tipo di approccio produttivo in un’altra area italiana posto che un’altra area italiana ci sia una grande diversità come c’è qua.

 

Il piacere della diversità

 

Proviamo una grande soddisfazione perchè non solo ogni anno grazie al clima cambiamo i nostri vini, ma nello stesso anno grazie ai terreni, all’esposizione, al microclima, sono diversi. Abbiamo tante soddisfazioni a giocare qui all’interno che ci è sembrato inutile fare cose altrove. Questo non significa che ci chiudiamo alle esperienze, tutt’altro, ma un conto è fare dei confronti, un conto è intraprendere una nuova avventura che richiede molto per svolgerla in modo corretto per svolgerla con la stessa passione e la stessa mentalità. Una mentalità questa portato a mantenere le differenze non a crearle, questo secondo noi è il nostro grande atout.

 

Un amore sconfinato per il Barolo

 

E’ sempre bello riscoprire come un vitigno che parte in origine con degli antociani che tendono naturalmente più al granato che al violetto o al rubino mantenga questa caratteristica nel tempo più di altri vini che nascono con colori più decisi, a volte impenetrabili, e che poi invece nel tempo si spogliano. Il bello del Barolo è questa costanza, un vino che dopo il suo periodo di affinamento, dove cambia anche radicalmente, si attesta a livelli che poi mantiene, non disegna una parabola il Barolo, sembra un altopiano, arriva lì e cammina nel tempo senza cedere.

 

La presentazione che farà a Roma al St Regis vuole confermare proprio questa particolarità

 

Le annate che verranno presentate al St Regis, fanno salti anche di 15 anni. Prendiamo la prima, il 1951, non è stata una grandissima annata, però l’ho scelto lo stesso, perchè avendo allora una grande acidità e essendo poco elegante, poco armonico, poco piacevole nel momento della sua possibile messa sul mercato, dopo oltre 50 anni di bottiglia questa acidità ha fatto sì che il vino si presenti ancora vivo e in bocca è una bella presenza.

 

e il colore?

 

Anche lì il colore non sarà quello del Barolo del 1967, o quello del 1982, pure in degustazione, ma non sarà il colore di un vino morto. E’ anche vero che noi abbiamo avuto la fortuna che da sempre la nostra famiglia ha mantenuto dei ritagli, quello che poteva, di produzione. Queste bottiglie sono state tenute in cantina, coricate, senza etichetta, perchè all’epoca le etichette non avrebbero retto all’umidità. A fine anni Sessanta le abbiamo etichettate, con le etichette originali che erano state messe da parte per ogni partita di vino, con pazienza abbiamo fatto una enoteca climatizzata dove le conserviamo. Con una periodicità di 25/30 anni, sostituiamo il tappo, e in quel momento noi facciamo una cosa che potrà sembrare strana ma che per noi è indispensabile.

 

Me la racconti ...

 

Noi prendiamo per ogni annata un lotto di bottiglie, lasciandone qualcuna come testimone reale di quel tempo. Prendiamo queste bottiglie, le mettiamo in piedi  e aspettiamo che il fondo si depositi. Dopo qualche giorno, l’enologo le stappa tutte. Ne sente i profumi, se ha dei dubbi le assaggia, se qualcuna dà purtroppo dei sintomi di cedimento, viene buttata via.
Quelle selezionate vengono versate in contenitore saturo di azoto, poi con l’accortezza di mettere un filtrino solo per fermare i pezzetti di tappo sgretolato, il vino viene imbottigliato di nuovo.

 

Una scelta legata a una precisa convinzione

 

Sì, queste bottiglie contengono un vino che è la espressione dell’annata. Sarebbe naturale che ogni bottiglia fosse diversa dall’altra, ma in una occasione di confronto, di dialettica, dove si parla di Barolo di quell’anno io devo avere un supporto omogeneo, omogeneo per quell’anno. La mia enoteca, è l’unica enoteca d’Italia che viene portata avanti con questa filosofia. Non la filosofia della vendita della singola bottiglia, ma quella di preservare la tipicità delle singole annate di Barolo.

 

Un gran servizio anche al Barolo oltre che a voi come azienda

 

E’ l’unico modo per dare a tutti la possibilità di capire come il Barolo sia uno dei rari vini che ha una grande longevità e sa preservare nel tempo le proprie caratteristiche originarie. Lo facciamo per spirito di servizio anche perchè possiamo farlo solo noi.

Marchesi di Barolo
Via Alba, 12
Barolo (CN)
Tel. +39.0173.564400
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www.marchesibarolo.com

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