www.cucinaecantina.it

Gianluca Grasso

 

Un luogo di incanto, dove poggia l’azienda Grasso a Monforte. Una terrazza sulle Langhe, e l’occhio si appaga nel seguire il movimento delle colline intessute di vigneti, interrotti qua e là da borghi che sembrano dipinti per la loro bellezza e pulizia del tratto. Una lunga storia quella dei Grasso caratterizzata sempre da un amore particolare per la vigna, tanto forte che è stata trasmessa, così, naturalmente, da una generazione all’altra. E oggi, che in azienda convivono insieme l’esperienza del padre (Elio) e la freschezza e l’entusiasmo giovanile del figlio (Gianluca) questo amore si evidenzia in tutta la sua forza.

Ho voluto parlare con Gianluca, riservandomi poi di attingere alla saggezza di Elio, perché proprio l’entusiasmo che riesce ad esprimere credo possa far capire meglio di tanti racconti cosa significa vivere la vita di chi produce vini di qualità, di altissima qualità.

 

Gianluca, ci sono tanti modi di raccontare il vino, io ho scelto quello di raccontare quello che c’è dietro al prodotto finale, il territorio, il lavoro e i sogni di chi lo produce. Nelle conversazioni già avute con i tuoi colleghi produttori questo approccio al vino ha suscitato forti consensi.

 

E’ vero, non si racconta quello che c’è dietro, ma quello che c’è dentro il bicchiere. Si da un punteggio, una valutazione, si da comunque un parere, chiaramente soggettivo, del prodotto però mai nessuno, che io sappia, ha mai raccontato quello che c’è dietro. Per questo sono d’accordo con tutti i miei amici produttori e sicuramente è una bella cosa raccontare.

 

Bene, raccontami come nasce la tua azienda.

 

Anzitutto va detto che la nostra è un’azienda familiare: i miei genitori, mia moglie ed io e, ovviamente, dei collaboratori. La proprietà della terra si è tramandata di generazione in generazione. La nostra è un’azienda di 14 ettari, sono tutti nel comune di Monforte, non abbiamo mai acquistato nuovi vigneti, non abbiamo mai acquistato nuovi impianti. Questo perché secondo noi, secondo me, il valore aggiunto che deve avere un bicchiere di vino, comunque la tua bottiglia qual è? E’ che sei tu, in persona che lavori il vigneto, chiaramente non puoi fare tutto, intendimi bene, sei coadiuvato anche da altre persone, ma è tu che vai in vigneto, tu vai a potare e non lasci fare a nessun altro questo lavoro che è importantissimo. Oggi mio padre passa tutto il tempo in vigneto a potare, lo vuole fare personalmente lui perché poi è quello che ti darà il risultato finale. Non è come per esempio il tagliar l’erba, queste sono cose che tutti possono fare, ma la potatura ben fatta sarà fondamentale per la qualità del vino.

 

Quindi l’attuale estensione del vigneto è quella giusta per poter fare un lavoro in vigna secondo la tua filosofia.

 

Sì è così, non voglio aumentare queste quantità, perché non voglio perdere lo stretto contatto con il territorio. Oggi si producono 70000 bottiglie, con 14 ettari noi andiamo a produrre 70000 bottiglie. Se io ne producessi 200000,  sarei costretto ad allentare questo contatto per motivi evidenti. Invece secondo me è molto importante passare una gran parte del proprio tempo in azienda.

 

Quindi tu dici “non mi posso distrarre…”

 

No non mi posso distrarre perché sulle etichette sì che c’è scritto Elio Grasso ed è Elio Grasso che va al vigneto ed il figlio che lavora in cantina, ci sono altre persone che ci danno una mano però sono io che sono responsabile del prodotto che c’è nel bicchiere.

 

Quindi come dire che firmi il tuo prodotto.

 

Certo io lo firmo in tutto e per tutto. I trattamenti vengono fatti da me, da mio padre e questa è una cosa che non devo assolutamente perdere di vista. E’ come il rapporto di un padre e di una madre nei confronti del figlio. Sono loro che lo devono allevare quel figlio, non lo devono dare in mano ad altri, sono loro che lo devono guardare. La stessa cosa è con il vino, assolutamente è la stessa cosa con il vino, non ti devi distrarre. Vado alle manifestazioni se posso se posso, ma se non posso non vado.  Quindi ritornando al discorso iniziale, il non aver incrementato la quantità di vigneto fino ad oggi fortunatamente mi permette di vivere veramente a contatto con questa terra.

 

Un rapporto simbiotico con la tua terra

 

Non possono sfruttarla senza darle niente, io in cambio che cosa do alla terra? Do il fatto che comunque ogni giorno c’è un dialogo fra me e lei. Non è che io prendo e poi dimentico; ed è per questo che io, mio padre, mia madre sappiamo veramente quando hai il bicchiere di vino in mano da dove parte. Ti ricordi il mese quando hai potato, se c’era la neve, se faceva freddo, ti ricordi quando hai fatto il trattamento, che magari c’era il suolo bagnato, e allora non potevi andare con i mezzi l’hai dato a mano, ma sei tu che l’hai dato a mano non altri. Se tu veramente credi nel lavoro che fai, hai passione, ti garantisco che diventi geloso che qualcuno faccia il lavoro per te. Ad esempio se devo fare un travaso in cantina, ti dico che noi abbiamo un ragazzo che ci da una mano in cantina, ma non è che io faccio meglio di lui, questo no. Però voglio farlo io perché è una cosa che l’ho vissuta io ed è più forte di me, voglio farla io.
Questo approccio vale anche per il vigneto, perché questo è il modo che ti da la possibilità di conoscere il tuo vigneto perché se tu lo fai fare ad un altro, non saprai mai come comportarti nei confronti di quella vigna. Come sai una vendemmia non è uguale all’altra ed in secondo luogo un vigneto, si parla di Nebbiolo, di Dolcetto e di quello che vuoi, non è mai uno uguale all’altro. Disteranno tre metri uno dall’altro, ma hanno un sistema di produzione diverso, un microclima diverso, ci sono mille varianti.

 

Hai avuto una preparazione specifica?

 

No ho fatto ragioneria, poi ho frequentato dei corsi all’Università. Ma sai qual è il miglior modo? E’ comunque di viverlo tu personalmente, come ti ho detto prima, vendemmia dopo vendemmia ed avere la possibilità anche di assaggiare tanti vini. Ho fatto dei viaggi a Borgogna, dei viaggi a Bordeaux, ho speso tanti soldi nel comprare bottiglie di vino. Io me li assaggio con mia moglie, me li assaggio con i miei genitori, non dico settimanalmente, ma mensilmente vado in un’enoteca ad Alba e compro 4 bottiglie. Chiaramente non solo di qualche produttore di Langa, ma vai in Toscana, vai in Sicilia, vai a Bordeaux, vai in California, vai in Nuova Zelanda mi spiego? In realtà ho la possibilità di parlare con altri produttori e quando ti trovi a manifestazioni che sei vicino ad un’azienda di, non so dove, Sicilia, tanto per dire, ti scambi quattro idee ti scambi le opinioni. E’ un insieme di cose che comunque tu vai ad incrementare giorno dopo giorno con l’esperienza. L’unico modo per incrementare un vino è l’esperienza.

 

Direi di sì. Quindi tu hai incominciato dalla vigna?

 

Io ho cominciato dalla vigna, io andavo con mio padre, lui potava ed io andavo di fianco con un botticino, con un mastice per disinfettare i tagli fatti dalla forbice in vigneto. Lui potava ed io guardavo e poi gli andavo dietro con questo mastice, con questo pennellino a pennellare. Fino a quando un bel giorno mi ha detto “prova un pò tu”,  lui pota un filare .io ne poto mezzo, però è una cosa che mi piace. E’ una cosa che mi piace perché devi usare la testa, cioè non è mettere un bullone che è un gesto sempre uguale. Ogni vite ha la sua storia e tu devi arrivare un bel giorno a conoscerle tutte, una per una. Certo con mio padre in vigneto io non ho voce in capitolo perché assaggio da due anni, ho un’esperienza, io ho 30 anni e chiaramente prima di avere la sua esperienza ci vuole ancora un po’ di tempo. Io ora sono in cantina lui, ogni tanto viene giù, assaggiamo qualche vino insieme.

 

Di fatto pian piano ti ha lasciato in mano la cantina

 

Sì, mio padre è una persona molto esigente, io ho imparato molto da lui, gli sono grato perché mi ha dato la possibilità di esprimermi come volevo in cantina. Cioè non nel senso “da oggi vai avanti e fai tutto tu”. No, c’era sempre lui e gradatamente mi ha dato la possibilità di lavorare da solo in cantina, oggi è contento dei risultat1 che abbiamo. Chiaramente l’occhio vigile c’è sempre, è importante.

 

Questo credo che sia importante anche per te

 

Infatti questo per me è importante perché comunque le esperienze che ha avuto lui, io ce le avrò fra molto tempo. Comunque la saggezza della persona adulta è fuori discussione che ci vuole.

 

Ma concordate insieme che cosa fare in vigna e in cantina per cercare di raggiungere sempre il massimo della qualità?

 

Certo. Noi abbiamo anche un nostro consulente che si chiama Piero Ballario che viene una o due volte al mese, dipende un pochino dalle necessità che abbiamo, ci sediamo tutti e tre intorno ad un tavolo e si discute, non so, o di un discorso che devi fare in cantina o di un discorso che devi fare in vigneto. Ti dico, per farti un esempio, quest’anno in vigneto era ora di concimare e cosa abbiamo fatto? Mio padre si ricordava che suo padre, nel periodo invernale, ai manovali quando non sapeva cosa fargli fare, li mandava in vigneto e con una vanga gli faceva scavare un solco in mezzo ai filari poi faceva mettere il letame e ricoprire questo solco. Noi cosa abbiamo fatto? Ti dico, sono sincero, non lo abbiamo fatto a mano perché altrimenti io sarei ancora là adesso, ma con un miniscavatore ci siamo messi lì, abbiamo scavato in mezzo ai filari. Poi abbiamo preso il letame di una stalla di Monforte, messo a mano nel solco e poi di nuovo chiuso.

 

Come faceva il nonno di fatto?

 

Sì, esattamente nello stesso modo, esattamente come faceva lui. A differenza che lui lo faceva tutto a mano, noi lo abbiamo fatto con lo scavatore, però diciamo che la logica è quella di 50 anni fa.

 

Avete fatto tesoro di una esperienza antica.

 

Sì, ma ti racconto anche una altra storia. Noi abbiamo fatto un reimpianto di un vigneto. Era un vigneto di Dolcetto e in fondo c’erano dei filari di Nebbiolo. Io una domenica, parlo di anni fa, ho chiesto a mio padre “ma perché hanno piantato questi 11 filari di Nebbiolo che comunque il Nebbiolo ha un ciclo vegetativo, rispetto al Dolcetto, più lungo, ha esigenze ed una tempistica diversa rispetto al Dolcetto”. Lui mi fa “aspetta il periodo di febbraio, marzo e poi ti spiego”. E’ arrivato il periodo di febbraio, marzo, mi chiama, guardiamo dal terrazzo, vedo che era nevicato, 15 giorni dopo la nevicata, riguardo questo vigneto. Gli 11 filari di Nebbiolo erano senza neve, tutt’intorno c’era la neve, cosa voleva dire? Che una volta non c’erano satelliti, non c’era questa tecnologia, ma avevano il tempo di fermarsi a guardare la natura, ad ascoltarla e cosa hanno visto? Perché su quei 11 filari non c’era la neve? Perché era in un’esposizione diversa rispetto agli altri. Innanzitutto non c’era più neve perché era chiaramente sud, il sole l’aveva sciolta, e quella era una posizione idonea per il Nebbiolo, ma non la sarebbe stata tutta la vigna perché di là c’era ancora la neve. Sono tutte piccole cose che ti tramandi di generazione in generazione però non lo leggi su un libro, li devi toccare con mano ed è questo il motivo per cui secondo me per incrementare la qualità di un prodotto tu devi per forza vivere in quella terra perché diversamente non puoi capire certe cose.

 

Comunque la tua presenza in cantina ha portato una grossa novità, il tuo Barolo Runcot.

 

Sì, diciamo che è un po’ figlio mio. Nel ’95, quando ho finito gli studi, mi sono detto “guarda io voglio andare avanti perché è un lavoro che mi piace, che mi appassiona però mi piacerebbe anche fare qualcosa di mio”. Lì ti dico che ringrazio sempre mio padre che mi ha dato la possibilità. C’era un vigneto Runcot impiantato nel 1990 che entrava in produzione e con quella uva ho cercato di fare qualcosa secondo la mia testa.

 

Qual è la differenza di lavorazione con gli altri Barolo della azienda?

 

Questo ha una fermentazione più lunga di tutti gli altri, anche un mese o 35-40 giorni, dipende dall’annata. Se parliamo di annata 2004 è stato 35 giorni, macerazione cappello sommerso. Ma perché sono arrivato lì? Perché comunque inizialmente lavorando con mio padre, ho avuto la possibilità di vedere i diversi risultati, assaggiare un vino dopo un mosto, dopo 15-20 giorni, dopo 30 o dopo un mese, o dopo un mese e mezzo. Vedendo i vari passaggi riesci a renderti conto bene o male quale potrebbe essere il risultato finale. Allora di lì c’è stata l’idea di produrlo, di vinificarlo per anche 30-35 giorni in modo da ottenere chiaramente un vino strutturato, un vino concentrato, ma nello stesso tempo che potesse esprimere al meglio un territorio, un vigneto.

 

Dovete avere una cura, scusa la parola, maniacale in vigna perché altrimenti con una macerazione di 35 giorni con un Nebbiolo, se non hai una maturazione delle uve assolutamente perfetta ti porti dietro dei tannini …

 

Sì che non berrai che fra 200 anni. Per questo, come dicevo prima, viene fatto solo nelle annate in cui lo permettono. Ti dico dal 2001 che reputo un annata eccellente, è stato prodotto ad oggi nel 2004. Nel 2002 è andata come è andata, il 2003 discreta, ma non avevo la possibilità di fare quel vino lì e nel 2005 neanche. Ed è per questo che ci riallacciamo al discorso di prima, devi conoscere il vigneto, cioè la decisione di fare o non fare un vino, non viene presa durante la fermentazione, la macerazione. Viene presa prima di vendemmiare di fare o non fare un cru. Voglio dire non è che io vendemmio e poi dico “ma lo faccio o non lo faccio, assaggiandolo. Una volta che tu hai l’uva in cantina ormai quello che è fatto rimane lì. Poi non è che dalla cantina posso usare la bacchetta magica, aggiungi un po’ di questo o aggiungi un po’ dell’altro, assolutamente. E’ una decisone che viene presa chiaramente prima della vendemmia in base all’andamento climatico, alla maturazione polifenolica, analisi che vengono comunque fatte. Comunque il fatto importante è che tu passeggi in vigneto, guardi quest’uva, quindi l’assaggi. Certo poi fai riferimento all’andamento climatico, certo che se è piovuto un mese di fila lì puoi anche evitare di fare la camminata in vigneto. Quando è andato tutto bene riesci, già dalla vendemmia a capire se sarai in grado di fare cru o meno.

 

Nel caso del Runcot, tu hai fatto non soltanto la scelta della lunghezza della fermentazione, ma anche la scelta di utilizzare un legno piccolo

 

Ho fatto anche la scelta di un legno piccolo perché personalmente io reputo la barrique un grande strumento di cantina se è utilizzato in modo corretto

 

Sì, scambi di ossigeno completamente diversi

 

Scambi di ossigeno completamente diversi, certo che non bisogna aver fretta. Infatti esce un anno dopo perché comunque affinchè il tannino del legno e il tannino del vino si leghino, ci vuole il suo tempo. Ci sono annate che questa polimerizzazione.avviene in modo più veloce ed annate in cui avviene in modo più lento, il 2004 è stata un’annata eccezionale a tutti gli effetti.

 

Cosa hai in mente di fare ora?

 

Noi stiamo adesso costruendo un pezzo di cantina nuova, stiamo costruendo una galleria sottoterra in modo da avere l’affinamento delle barrique e delle bottiglie a temperatura naturale.Tu oggi hai la cantina a temperatura controllata, tutte le tecnologie che vuoi. Io credo invece di fare una galleria sotto la collina in modo da avere temperatura ed umidità controllati in modo naturale…..un buco sottoterra e basta una……..né un convettore, né un umidificatore, un deumidificatore, niente. Perché è la natura che gli deve dare il suo prodotto. Una volta mio nonno aveva la cantina in questa casa scavata sottoterra ed io ho voluto fare altrettanto. Non avevano nessuna tecnologia eppure facevano dei prodotti che , un po’ difficili all’inizio, dopo anni erano comunque grandi vini. Erano vini che ti davano grandi emozioni ed oggi io voglio fare un prodotto del genere.
Poi ti dico che io mi auguro, anche perché è ed è stato un investimento non indifferente per noi, di mettere le barrique in galleria e dimenticarle lì. Cioè nel senso che solo quando sarà ora prenderò il vino e lo metterò in bottiglia.
Di fianco ho fatto una galleria un po’ più piccola. Lì voglio fare la mia riserva privata ed ogni anno, nelle migliori annate, metto da parte 250-300 bottiglie non per venderle a 5000 euro l’una, assolutamente no. Perché quando verrà l’importatore o un mio cliente, un giornalista o chi vuoi, un mio amico o voglio io prendere il piacere di bere una bottiglia, ho la possibilità di far assaggiare. Se vuoi assaggiamo un vino, un Barolo appena uscito, ma nello stesso tempo ho la possibilità di fare degustare a loro un Barolo di 20 anni e far capire quale è l’evoluzione di quel vino, di quel tempo e credo che questo sia un biglietto da visita migliore, che una azienda possa dare.

 

Poi voglio dire, tu Barolo in botte grande lo fai?

 

Certo io faccio due Barolo in botte grande, mio padre li ha sempre fatti. Io su quello li continuo a fare e sono contentissimo di farli perché chi apre una bottiglia di Barolo Gavarini Vigna Chiniera chi apre una bottiglia di Barolo Ginestra Vigna Casa Matè si aspetta un vino tradizionale, classico, una determinata cosa e tale deve essere. Non posso mettere la barrique di mezzo perché innanzitutto, secondo me, in quei vigneti lì non ci sta ed in secondo luogo non da più personalità al vino, una identità al vino. Il vino ha un nome, se tu lo chiami per nome, lui si deve girare e guardarti. Non puoi un anno dargli un nome e l’anno dopo un altro nome, cioè deve avere una certa linea di produzione, una certa costanza

 

Il tuo vigneto più vecchio quale è?

 

Il vigneto più vecchio è il Casa Matè del 1982

 

Quindi non avete vigneti vecchissimi

 

C’erano, solo che mio padre nell’82 ha iniziato il primo reimpianto ed una cosa che dico spesso è che dove mio nonno ha piantato il Nebbiolo da Barolo, mio padre ha reimpiantato il Nebbiolo da Barolo. Dove c’era Barbera ha reimpiantato il Barbera. Cioè non è che abbiamo aumentato la quantità di Nebbiolo a Barolo. Dove c’era Barbera c’è oggi Barbera, dove c’era Nebbiolo c’è oggi Nebbiolo, dove c’era Dolcetto c’è oggi Dolcetto…………..

 

Tu fai anche un bianco

 

Sì, solo un bianco che si chiama Educato. Ha un significato anche il nome, noi abbiamo educato il vitigno Chardonnay a crescere in una terra che normalmente è una terra che può dare vini rossi e non bianchi. Allora lo abbiamo educato a nostro modo

 

Ce l’ hai una piccola voglia di fare qualche cambiamento in vigna?

 

Effettivamente c’è un vigneto che mi piacerebbe, siccome quando abbiamo fatto il reimpianto non c’erano le macchine che ci sono oggi, mi piacerebbe comunque toglierlo e reimpiantarlo nello stesso modo, lo scasso della terra non è stato fatto come si sarebbe dovuto fare, ma perché non si poteva, oggi sì. Ti dico siccome è un impianto dell’85, oggi forse inizio a raccogliere l’uva migliore. E’difficile rinunciare a questo. E’ difficile quindi ti dico non lo so.

 

Per adesso va bene così

 

Per adesso va bene così. Sicuramente non voglio incrementare la quantità di vigneto anche perché, essendo figlio unico, io oggi ho la possibilità, la fortuna che i miei mi danno una grossissima mano. Un domani io voglio avere ancora la possibilità di andare a potare come fa mio padre oggi, di passare gran parte del mio tempo in vigna anche perché, almeno a me, rilassa, mi da un lavoro, mi mette in contatto con la natura. A me piace tantissimo ed ora che è iniziato non voglio perderlo questo contatto che per fortuna oggi ho.

 


Azienda Agricola ELIO GRASSO
Localita’ Ginestra, 40 - 12065 Monforte d’Alba (CN)
tel. 0173.78491 fax 0173.789907

 


LA PRODUZIONE

 

Barolo Gavarini Vigna Chiniera

 

Comune di produzione: Monforte d'Alba

 

Uva: Nebbiolo

 

Prima annata di produzione: 1978

 

Numero di bottiglie prodotte annualmente: 14000

 

Superficie del vigneto: 3 ettari

 

Esposizione e altimetria: sud, 320-360 metri d'altezza

 

Tipologia del terreno: medio impasto calcareo tendente al sabbioso

 

Sistema di allevamento e densità d'impianto: Guyot, 4500 viti per ettaro.

 

Età media delle viti in produzione: 15 anni

 

Resa per ettaro al raccolto in uva: 50 quintali

 

Epoca e conduzione della vendemmia: seconda decade di ottobre con raccolta manuale La vinificazione del Barolo Gavarini Vigna Chiniera prevede una fermentazione di 12/16 giorni in serbatoi d'acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri. Effettuata la fermentazione malolattica in acciaio il vino si affina per due anni in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri. Dopo l'imbottigliamento, normalmente effettuato in agosto, il vino riposa in cantina per 8-10 mesi prima di essere commercializzato.

 

Barolo Ginestra Vigna Casa Matè

 

Comune di produzione: Monforte d'Alba

 

Uva: Nebbiolo

 

Prima annata di produzione: 1978

 

Numero di bottiglie prodotte annualmente: 14000

 

Superficie del vigneto: 3 ettari

 

Esposizione e altimetria: sud, 300-350 metri d'altezza

 

Tipologia del terreno: medio impasto calcareo tendente all'argilloso

 

Sistema di allevamento e densità d'impianto: Guyot, 4500 viti per ettaro.

 

Età media delle viti in produzione: 20 anni

 

Resa per ettaro al raccolto in uva: 50 quintali

 

Epoca e conduzione della vendemmia: seconda decade di ottobre con raccolta manuale La vinificazione del Barolo Ginestra Vigna Casa Maté prevede una fermentazione di 12/16 giorni in serbatoi d'acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri. Effettuata la fermentazione malolattica in acciaio il vino si affina per due anni in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri. Dopo l'imbottigliamento, normalmente effettuato in agosto, il vino riposa in cantina per 8-10 mesi prima di essere commercializzato.

 

Barolo Rüncot

 

Comune di produzione: Monforte d'Alba

 

Uva: Nebbiolo

 

Prima annata di produzione: 1995

 

Numero di bottiglie prodotte annualmente: 7000

 

Superficie del vigneto: 1,8 ettari

 

Esposizione e altimetria: sud, 300-320 metri d'altezza

 

Tipologia del terreno: medio impasto calcareo tendente all'argilloso

 

Sistema di allevamento e densità d'impianto: Guyot, 4500 viti per ettaro.

 

Età media delle viti in produzione: 10 anni

 

Resa per ettaro al raccolto in uva: 45 quintali

 

Epoca e conduzione della vendemmia: seconda decade di ottobre con raccolta manuale La vinificazione del Barolo Rüncot prevede una fermentazione di 12/15 giorni in serbatoi d'acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri. Effettuata la fermentazione malolattica in acciaio, successivamente alla fermentazione alcolica, il vino si affina per 28-30 mesi in barriques nuove di rovere francese. Dopo l'imbottigliamento, normalmente effettuato in agosto, il vino riposa in cantina per 18-24 mesi prima di essere commercializzato.

 

Langhe Nebbiolo

 

Comune di produzione: Monforte d'Alba

 

Uva: Nebbiolo

 

Prima annata di produzione: 1987

 

Numero di bottiglie prodotte annualmente: 6500

 

Superficie del vigneto: 1,2 ettari

 

Esposizione e altimetria: sud, 350-380 metri d'altezza

 

Tipologia del terreno: medio impasto calcareo

 

Sistema di allevamento e densità d'impianto: Guyot, 4500 viti per ettaro.

 

Età media delle viti in produzione: 15 anni

 

Resa per ettaro al raccolto in uva: 60 quintali

 

Epoca e conduzione della vendemmia: prima decade d'ottobre con raccolta manuale La vinificazione del Langhe Nebbiolo prevede una fermentazione di 7-8 giorni in serbatoi d'acciaio inox a temperatura controllata e rimontaggi giornalieri. Effettuata la fermentazione malolattica il vino sosta in acciaio e viene imbottigliato nei mesi di aprile-maggio. Si consiglia di bere il vino nei suoi primi 3-4 anni di vita.

 

Dolcetto d'Alba dei Grassi

 

Comune di produzione: Monforte d'Alba

 

Uva: Dolcetto

 

Prima annata di produzione: 1980

 

Numero di bottiglie prodotte annualmente: 7000

 

Superficie del vigneto: 1,5 ettari

 

Esposizione e altimetria: sud-est, 280 metri d'altezza

 

Tipologia del terreno: medio impasto calcareo-argilloso

 

Sistema di allevamento e densità d'impianto: Guyot, 4500 viti per ettaro.

 

Età media delle viti in produzione: 30 anni

 

Resa per ettaro al raccolto in uva: 55 quintali

 

Epoca e conduzione della vendemmia: seconda e terza decade di settembre con raccolta manuale La vinificazione del Dolcetto d'Alba Dei Grassi prevede una fermentazione di 5-6 giorni in serbatoi d'acciaio inox a temperatura controllata e rimontaggi giornalieri. Effettuata la fermentazione malolattica il vino sosta in acciaio e viene imbottigliato nei mesi di aprile-maggio. Si consiglia di bere il vino nei suoi primi 4-5 anni di vita per coglierne la fragranza aromatica e la fresca beva.

 

Barbera d'Alba Vigna Martina

 

Comune di produzione: Monforte d'Alba

 

Uva: Barbera

 

Prima annata di produzione: 1988

 

Numero di bottiglie prodotte annualmente: 12000

 

Superficie del vigneto: 2,2 ettari

 

Esposizione e altimetria: sud, sud-ovest 380 metri d'altezza

 

Tipologia del terreno: medio impasto calcareo tendente al sabbioso

 

Sistema di allevamento e densità d'impianto: Guyot, 4500 viti per ettaro.

 

Età media delle viti in produzione: 15 anni

 

Resa per ettaro al raccolto in uva: 60 quintali

 

Epoca e conduzione della vendemmia: terza decade di settembre, prima settimana d'ottobre con raccolta manuale La vinificazione del Barbera d'Alba Vigna Martina prevede una fermentazione di 12-15 giorni in serbatoi d'acciaio inox a temperatura controllata e rimontaggi giornalieri. Effettuata la fermentazione malolattica in acciaio, il vino si affina in barriques di rovere francese, per il 50% nuove e per il 50% di un anno, per una durata di 12 mesi. Dopo l'imbottigliamento, il vino riposa in cantina per un periodo minimo di otto mesi, prima di essere commercializzato.

 

Langhe Chardonnay "Educato"

 

Comune di produzione: Monforte d'Alba località Gavarini

 

Uva: Chardonnay

 

Prima annata di produzione: 1990

 

Numero di bottiglie prodotte annualmente: 7000

 

Superficie del vigneto: 1,3 ettari

 

Esposizione e altimetria: sud-est, est 380-400 metri d'altezza

 

Tipologia del terreno: medio impasto calcareo tendente al sabbioso

 

Sistema di allevamento e densità d'impianto: Casarsa modificato con 4500 viti per ettaro.

 

Età media delle viti in produzione: 10 anni

 

Resa per ettaro al raccolto in uva: 60 quintali

Epoca e conduzione della vendemmia: prima decade di settembre con raccolta manuale La vinificazione del Langhe Chardonnay "Educato" prevede una fermentazione in barrique di rovere francese. Effettuata la fermentazione malolattica, il vino continua ad affinarsi in barriques di rovere francese nuove per una durata di sette mesi. L'imbottigliamento, normalmente avviene nei mesi di aprile-maggio.

Click me