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Alessandro Bargagli

 

Una conversazione con il Presidente del Consorzio tutela del Morellino di Scansano, Alessandro Bargagli, sulla storia del territorio della vecchia DOC e della novella DOCG, sulla filosofia che ha ispirato il lavoro dei tanti piccoli produttori fino a dare riconoscibilità e valore al proprio vino, sulla forza del gruppo che ha consentito di raggiungere tanti obiettivi e che costituisce la base sulla quale costruire il futuro di questo vino e di queste terre.

 

 

Alessandro, quando è nato il Consorzio?

 

Il Consorzio è nato nel ’92; un piccolo gruppo di produttori che si è presentato, fin da subito, sul mercato in modo compatto e coeso. Ancora oggi  non c’è un produttore che prevale sull’altro, ma è un gruppo di produttori che tutti insieme producono e cercano di perseguire un unico obiettivo: la qualità ed il rapporto prezzo-qualità. Questa, secondo me, è la ragione del successo del Morellino. Nel ’92 l’imbottigliato era poco più di 400-500.000 bottiglie; oggi non si producono, ma si vendono dai 9 ai 10 milioni di bottiglie. Mi sembra un buon risultato!

 

La compattezza del gruppo

 

Io credo di sì. Devo dire che a livello di Consorzio, quasi mai, anzi direi che non è mai successo ad oggi di portare un argomento a votazione. Anche le nuove aziende che sono venute nel nostro territorio, che hanno visibilità nazionale, e non solo, si sono bene inserite in questo contesto e hanno sposato la nostra filosofia.

 

Questo sicuramente perché quel lavoro iniziale, silenzioso, fatto tutti insieme, si è fortemente radicato.

 

Senza cercare la visibilità individuale. Prima di apparire, costruire. Noi abbiamo lavorato questi anni solo per costruire. Oggi ci piace far vedere quello che è stato costruito.

 

Quando si arriva dall’esterno e si trova una situazione di questo genere, stabile, efficiente, etc., non c’è nessuna ragione per tentare di modificarla. Queste cose accadono quando c’è incertezza, sfilacciamento organizzativo, ed allora si aprono spazi che qualcuno poi riempie.

 

Il messaggio è: lavorare per la denominazione, ma non cercare di sfruttare solo la denominazione.

 

Questa comunione di intenti fra tutti i produttori al di là dei vantaggi organizzativi, ha anche dei riflessi sulle scelte di produzione. Ossia c’è un scambio di idee, informazioni sul prodotto.

 

Ognuno si muove secondo le regole del disciplinare. Non forniamo, come Consorzio, consulenze tecniche, ma lo scambio di esperienze avviene tra produttori nel contatto diretto.

 

Quanti sono i produttori che aderiscono al Consorzio

 

Noi siamo 440 produttori di uva per il Morellino.

 

E di questi quanti producono vino

 

In totale siamo sul centinaio.

 

Gli altri sono conferenti

 

Gli altri vendono l’uva a chi produce il vino. C’è anche una cooperativa che raggruppa circa 100-120 soci che producono Morellino. Sta per nascere un’altra cooperativa che raggruppa altri 30-40 soci.

 

Il compito che avete voi, con il Consorzio non è soltanto di tutela e di controllo, ma è anche di valorizzazione del territorio.

 

Il nostro sforzo, infatti, è quello di promuovere e valorizzare oltre che il vino anche le tipicità territorio.  Se riusciremo ogni bottiglia diventerà un biglietto da visita della nostra terra.

 

Che dimensioni ha la superficie vitata?

 

Copre circa 1500 ettari, su un territorio di 58.000 dell’area della denominazione, e comprende sette comuni: Scansano, e parte dei territori comunali di Manciano, Magliano in Toscana, Grosseto, Campagnatico, Semproniano e Roccalbegna.

 

Un territorio piuttosto importante

 

Sì, il territorio è ampio e bello perché in questa area non esiste un’industria.

 

Solo a vocazione agricola

 

Diversificata nelle tipologie di produzione, dalla pastorizia, all’allevamento del bestiame, ai cereali, ai frumenti ed altre colture, soprattutto uliveti.

 

Un concentrato di profumi e di colori. Un paesaggio che va esaltato e fatto conoscere. Un territorio variegato che avrà la sua influenza anche sui sentori del vino.

 

Chiaramente 58.000 ettari rappresentano un bel territorio. Si va da un’altitudine di 100 m fino a 550 m. slm. La stessa annata di un Morellino può dare risultati leggermente diversi con lo stesso vitigno, lo stesso disciplinare, le stesse regole, ma è frutto proprio del terreno così variegato.

 

Questo direi che è il fascino del vino.

 

Io sono convinto che bisogna assolutamente preservare la tipicità del prodotto e il suo stretto collegamento con il territorio.

 

Bisogna imparare a conoscere il profumo della terra da dove il vino nasce e andare in quella vigna per capire

È questo il bello della vita.

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