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Helmut Kocher

Merano Wine Festival è un evento che seguo da molti anni, tante cose sono cambiate, ma in modo così accorto che l’immagine sembra immutata. Eppure dietro questo c’è lavoro e ricerca, attenzione e passione che ogni anno si rinnovano ed elevano sempre di più la qualità dei prodotti offerti alla degustazione. Un lungo cammino che quest’anno festeggia il suo ventesimo compleanno. Le parole di Helmut Kocher, ideatore e patron della manifestazione ci aiuteranno a capire l’anima di questo incontro che è diventato un appuntamento irrinunciabile per gli estimatori dei vini di qualità.

D: Venti anni! Venti anni sono tanti. Hai avuto in quella epoca una felice intuizione nel proporre un evento importante a Merano agli appassionati del vino.  Ma anche lungimiranza, tenendo conto che la passione per il vino era limitata ai soli cultori e lambiva appena il grande pubblico. Una situazione affatto diversa da quella che si riscontra oggi.

R: Sì effettivamente è stata una intuizione che è nata dall’amore e dalla passione per i grandi vini. Grandi vini che verso la fine degli anni Ottanta si concentravano soprattutto in Francia per cui noi, io e un mi amico, ci eravamo attivati per organizzare degustazioni qui a Merano e dintorni soprattutto con vini francesi, perché per noi la Francia era il riferimento dell’alta qualità.

D:  Effettivamente di degustazioni di vino di alto livello ce ne erano assai poche.

R: Infatti. Il nostro riferimento era la New York Wine Experience e da lì è nata l’idea nostra dopo qualche anno, durante il quale avevamo organizzato diverse degustazioni e fatto anche diverse visite alle aziende vitivinicole, di invitare le aziende a Merano. Tutto è nato nel 1992, ad agosto, quando abbiamo pensato di cooperare con una struttura alberghiera di alto livello di Merano, l’Hotel Palace, che ci ha messo a disposizione le sale. Risolto questo problema, abbiamo fatto una selezione di produttori. E’ chiaro che invitare i produttori può essere una cosa semplice, ma bisogna invitare i produttori giusti.

D: Per partire dalla qualità

R: Certo! Abbiamo fatto una analisi delle aziende vitivinicole di alta qualità. L’obiettivo sarebbe stato quello di far venire le aziende francesi, ma a quell’epoca era molto difficile. Allora abbiamo cercato di invitare soprattutto le aziende italiane, ma anche quelle estere per le quali eravamo convinti dell’alta qualità. Il nostro proposito era quello di presentare e premiare quelle aziende che avevano una qualità riscontrabile anche a livello internazionale. Nelle guide, per esempio, il nostro riferimento era Parker. Questo era l’inizio.

D: Offrivate un palcoscenico internazionale alle aziende italiane, che negli anni novanta avevano un gran bisogno di uscire dagli ambiti localistici per far conoscere ed apprezzare il proprio vino in un mercato il più ampio possibile.

R: Si questo era proprio l’obiettivo. Quello di dare un palcoscenico alle aziende di cui eravamo convinti dell’alta qualità e quindi diventare noi stessi quello che siamo oggi, i garanti dell’alta qualità. E’ una selezione che da sempre è stata fatta con grande rigore, cogliendo  solamente le aziende che raggiungono un punteggio di almeno 86/100, l’ottimale sarebbe 90/100 punti. Offriamo a queste aziende la possibilità di presentarsi a Merano, ma non solo a Merano perché il Merano Wine Festival opera a livello internazionale e quindi la carovana ce la portiamo sempre dietro.

D: siete molto seguiti anche sul web

R: Confermo. Il sito nostro ha oltre centomila visitatori unici! Io analizzando questi venti anni mi sono reso conto che già nel 1995 noi avevamo già un sito internet. Credo che eravamo tra i primi perché all’epoca internet era veramente a livelli embroniali. Questo rientra un po’ nella nostra filosofia, essere dei precursori.

D: Tornando alle aziende, in tutti questi anni ho notato che avete cercato di valorizzare anche i piccoli produttori.

R: E’ stata una precisa scelta quella di valorizzare anche i piccoli produttori. La nostra attenzione è sempre stata rivolta al prodotto, non al blasone dell’azienda. In pratica il Merano Wine Festival non è un Festival dei produttori ma del vino. Il protagonista è il vino!

D: Il piccolo produttore se selezionato può quindi accedere a questo palco insieme ai grandi del panorama viticolo e farsi conoscere e apprezzare.

R: io penso che sia una opportunità notevole quella di stare vicino ad aziende che hanno un impero. Ma sono tutti uguali al Wine Festival, ognuno ha il suo tavolino identico a quello dell’altro.

D: E’ un segno molto preciso questa uguaglianza di spazio messo a disposizione delle aziende, quasi a voler sottolineare quello che affermavi pocanzi. L’attenzione si deve concentrare sul protagonista: il vino, e non sulla cornice dentro la quale viene presentato. Il rapporto con il produttore poi è diretto e ravvicinato, si può parlare, ascoltare, capire.

R: Un altro elemento importante è la presenza del produttore. Il produttore è l’anima del vino è quello che ha creato il vino e quindi è quello che più può parlare del vino. Era intenzione fin dall’inizio di creare un forum di scambio di opinioni, perché il produttore ha bisogno di avere contatti con gli operatori, ma soprattutto con i consumatori. Lo spirito del Wine Festival è proprio questo di avere un mix di operatori e consumatori anche per dare al produttore un feedback per quanto riguarda il suo prodotto. Penso che il Merano Wine Festival, con 4500 visitatori che ha ogni anno, dia una opportunità notevole al produttore di verificare se il suo vino incontra o meno favore, di capire dove magari l’azienda può cambiare. Questo rafforza il nostro ruolo di garanti della qualità per tutte le aziende.

D: Quella che avviene in queste sale è quindi una seconda selezione, attraverso il giudizio delle persone, visitatori e giornalisti, che vengono qui in degustazione,  che potremmo definire di mercato.

R: Fare una selezione di un vino significa metterlo in competizione vuol dire inserirlo in una degustazione cieca, vuol dire che ci sono delle persone che magari si considerano esperte vuoi perché hanno fatto i corsi, vuoi perché hanno fatto le scuole, vuoi perché hanno fatto esperienza, ma alla fine chi decide l’acquisto del vino è il consumatore. Perciò il Wine Festival non vuol essere il luogo dove dire questo è buono questo non è buono, ma vuole presentare quello che è di alta qualità e poi lasciamo al pubblico stesso il compito di dare la valutazione e i giudizi. Negli ultimi anni ho ricevuto sempre gli elogi per la selezione. Le lettere che sono state scritte e anche i commenti su internet sono stati sempre positivi e hanno confermato che per quanto riguarda la selezione noi abbiamo azzeccato.

D: Hai voluto sottolineare il vostro ruolo di battistrada. Avete cominciato quando nessuno pensava che un avvenimento a Merano potesse diventare un punto di riferimento nel mondo enoico, avete introdotto un nuovo approccio alla presentazione del vino curando ogni dettaglio. Tutte cose che hanno anticipato un modus operandi che altre manifestazioni sorte in seguito non hanno ancora raggiunto. Cosa farà il Merano Wine Festival nei suoi secondi venti anni?

R: questa è una buona domanda! Personalmente tendo sempre a considerare e a valorizzare il vino, non di fare un evento, di creare un evento in quanto tale. Questo significa dare al produttore uno spazio per riuscire ad emergere per riuscire a presentarsi. Io quest’anno ho suggerito di presentare la terra del proprio vigneto. Anche questa è una emozione nuova, vedere la terra e assaggiare il vino che da quella nasce.

D: Questa idea di presentare la terra la ritengo molto importante perché in questi anni c’è stata una grande evoluzione della cultura del vino, ma molto concentrata sulla degustazione, che ovviamente è la parte piacevole dell’approccio al vino. Ma sono stati trascurati colpevolmente due fattori fondamentali per il bere bene: il territorio e il produttore. Se non hai conoscenza di quel territorio la sua storia e la sua tradizione se non conosci la filosofia e l’animo di quel produttore perdi una parte considerevole della consapevolezza del bere.

R: Noi non abbiamo la possibilità di invitare tutti i produttori che sono tanti. L’Istat parla di 100 mila imbottigliatori in Italia. Però cerchiamo di portare questi tesori che il produttore ha in azienda come la terra o qualche altro elemento di conoscenza proprio per avvicinare sempre di più il consumatore all’azienda e stimolare il consumatore ad andare a visitare l’azienda. Solo così  veramente si riesce a vivere, a capire e a interpretare bene quello che alla fine si beve.

D: ci sono produttori che sono sempre stati presenti in questi venti edizioni?

R: Sono 7 produttori. E sono molto orgoglioso quando scorro i nomi. E’ la conferma che il Wine Festival ha svolto proprio quel ruolo di battistrada che desideravo avesse.  Le aziende sono: in Alto Adige, le due che sono considerate le migliori, Alois Lageder e Hofstatter ; in Toscana, Avignonesi e Ornellaia; in Piemonte, Braida e Bruno Giacosa; e poi per finire nel Trentino, Pojer e Sandri.

D: In conclusione, il Merano Wine Festival continuerà la sua missione di essere un punto di riferimento per tutto il mondo dell’alta qualità del vino.

R: E’ questa la strada!  Vorrei aprire le porte a più aziende internazionali e cercare di avere una rappresentanza, che già oggi sul totale dei produttori è di un terzo, almeno pari a quella nazionale. Vorrei introdurre sempre delle novità per dare la possibilità al vino italiano di confrontarsi e giocare al meglio la propria competitività a livello internazionale.

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