Le parole si sono susseguite, abbiamo cercato una ragione a quella emozione che ci prende ogni qualvolta ci troviamo di fronte a una grande bottiglia, quasi a presagire quella piacevolezza che lascia traccia di sé nei nostri ricordi dopo aver degustato un bicchiere di vino, di quel vino, di quella bottiglia.
Mi è sempre piaciuto pensare, anche se in realtà non è un dato oggettivo, che tra il vino e il sughero del tappo esista un lembo d’aria che idealmente può risalire a 50-40-30 anni fa. Immagino per un attimo di stappare una bottiglia dell’anno in cui sono nato, e che il primo respiro che faccio è dell’aria dell’anno in cui sono nato! Oppure penso che quest’aria non è dell’anno in cui sono nato, ma magari viene da Mendoza in Argentina. Sappiamo che non è vero o quantomeno improbabile, ma una cosa così ti fa sognare ed è un modo bello di approcciare il vino.
Nel bicchiere che si andrà a bere bisogna saper leggere tante cose
E’ un modo di raccontarsi, di pensare, di socializzare, di immaginare, al di là del piacere specifico che possa dare in quel preciso momento la degustazione del vino.
Il vino per te è anche storia, la storia della tua famiglia
Ho la fortuna di avere un DNA di produttore di vino, che è rimasto sopito per tantissimi anni, quasi un salto generazionale perché mio padre questa attività non l’ha più coltivata né seguita, e che si è ripresentato a me. Il mio bisnonno è stato in Argentina e alla fine dell’800 era il più importante produttore di vino del mondo in termini di volumi. Un po’ della mia famiglia è ancora lì e gestisce delle aziende bellissime (quelle originarie sono oggi museo nazionale).
Come è avvenuto questo risveglio di amore per il vino?
Qui, in Italia. Un giorno casualmente mi sono risvegliato da questo limbo di inattività nel mondo del vino e ho parlato con i miei cugini: “Chissà se il mercato italiano, anche se così difficile, non riesca a provare interesse per questi prodotti eccezionali che noi facciamo in Argentina!”. E così, 5 anni fa, ho iniziato ad importare i vini della “Bodega y Vinedos S.Polo”.
Il nome è simbolico …
Sì, deriva da S. Polo di Piave. L’origine della famiglia è radicata lì. I ceppi originari che furono portati dal mio bisnonno venivano da lì.
In questo modo hai riportato nella tua terra di origine un qualcosa che da lì era partito
E’ proprio così. Tutto un insieme di motivi mi ha spinto ad iniziare questo percorso, fra cui questo. Devo dire che mi sta dando delle soddisfazioni grandissime; di vino non ne vendo molto, non è un’attività dai grandi numeri. Oggi posso raffrontarmi con una realtà medio-piccola in Italia, però mi affascina il fatto di riuscire a vendere “il ghiaccio agli eschimesi”, se vogliamo, perché in Italia si producono dei gran vini, si producono dappertutto e si producono bene.
Quali vitigni vengono allevati da voi in Argentina?
Le uve che rendono decisamente meglio sono il Malbec, che è completamente diverso dal Malbec che noi siamo abituati a conoscere in Italia, Chardonnay, Chenin, che è una produzione più localizzata, Merlot, Cabernet e tutti gli altri vini tradizionali.
Quali consideri i varietali d’eccellenza?
Diciamo che eccellono Malbec e Syrah, tra i rossi, e Chardonnay tra i bianchi.
E’ una zona particolare quella di Mendoza
I vigneti sono a 1.200 metri di quota su un altipiano, un terreno alluvionale, quindi ricchissimo di minerali. Non esiste la pioggia, non piove proprio mai, l’irrigazione avviene naturalmente con lo scioglimento delle nevi delle Ande, la Cordigliera è proprio lì.
La disposizione dei vigneti è ottimale, i vigneti sono modernissimi, con le tecnologie più avanzate in assoluto e delle condizioni di escursione termica particolarissime perché di giorno potremmo dire di avere il clima della Sicilia, di notte quello dell’Alto Adige, per cui le maturazioni avvengono in maniera ideale.
La mancanza di pioggia rende meno problematica la sanità dell’uva
Non essendoci degli agenti naturali nocivi per la crescita della pianta, della bacca, non si deve prendere alcun accorgimento di carattere chimico per dover compensare.
Si può dire una coltivazione biologica ?
Assolutamente biologica! Anzi, meglio, “naturale” perché a me non piace il termine biologico, è pretenzioso esasperato. Siamo nella naturalezza più totale considerato anche poi il fatto che le dimensioni sono grandi, che noi raccogliamo le uve in ragione di 60/70 quintali per ettaro, non abbiamo nessuna esigenza di “pompare” la produzione.
Quanto è estesa la superficie vitata?
I vigneti coprono 400 ettari. Una estensione che per l’Argentina è medio-piccola, mentre rapportata alla realtà italiana sono dimensioni molto importanti.
E’ tutta la gamma che viene importata in Italia oppure hai fatto una selezione?
Una selezione. Vengono venduti esclusivamente il Malbec, il Syrah e lo Chardonnay della linea “Auka” e il Merlot e il Cabernet Sauvignon e lo Chardonnay della linea “Piuquenes”, che è una linea che noi proponiamo per la grande distribuzione.
La scelta dei nomi è legata ai luoghi, immagino
“Auka”, deriva dal nome di una tribù indigena locale del tempo. Erano Indiani molto fieri con una personalità spiccata che poi rispecchiano in buona parte quelle che sono le caratteristiche dei miei vini. “Piuquenes” è il nome delle anatre selvatiche delle Ande e questi vini sanno trasmettere la stessa sensazione di libertà che suscita la vista di quei volatili e di quelle cime.
Bodega y Viñedos San Polo SA
Mitre 2818
Mendoza, Mendoza, AR
Phone:54 54 261 4304300
www.sanpolo.com.ar