Lamberto, vorrei che iniziasse a raccontare questa affascinante avventura.
La nostra storia comincia con un imprenditore, che è il nostro trisnonno, che si chiamava Carlo Gancia, ed è una bellissima storia. Lui era originario di Barolo ed aveva voglia di fare qualcosa di diverso, oltre che a commercializzare il vino che faceva suo padre. Quindi prende, parte e va in Champagne, dove avevano già da cento anni un prodotto con le bollicine, che allora si chiamava solo Champagne. Lavora lì per qualche anno, poi torna in Piemonte, a Canelli, con un obiettivo in mente: fare spumante. Si dedica alla coltivazione del Moscato e delle uve Pinot Nero e Chardonnay. Ce la fa anche con l’aiuto di bravi tecnici, quindi riesce a fare il prodotto, quello che all’epoca si chiamava Champagne italiano. Da lì comincia
Quindi la sua esperienza l’ha fatta in Champagne, cioè lì ha capito come nasceva questo prezioso prodotto
Perché solo lì esisteva, non c’era da altre parti. E quindi comincia nel 1865 e riesce a fare le prime bottiglie di spumante secco e dolce, in verità quelle di dolce sono le prime al mondo perché lui utilizza uva Moscato bianco, tutto di Canelli, e riesce a governare la fermentazione. C’è uno zucchero residuo che da questo gusto dolce, aromatico, tra l’altro, molto piacevole.
Nasce così la storia della azienda, cosa accade dopo
Suo figlio Camillo si è dedicato al commercio ed ha iniziato a fare accordi internazionali che a fine Ottocento e primi del Novecento con le guerre, una cosa e l’altra, non era molto facile.
La marca ha iniziato ad essere presente anche a livello internazionale
Questa era la parte più complessa in quel periodo, quella della commercializzazione……
Esatto, poi bisognava passare le frontiere, andare a trovare mercati nuovi, collegamenti, la logistica. Ho ancora dei filmati storici dove non c’erano i trattori, c’erano i buoi, c’era la gente con le bigocce spostava l’uva. I treni e la ferrovia, abbiamo dato il terreno qui davanti per far arrivare i vagoni e caricarli dal magazzino nostro. Quindi ci sono tante belle storie e direi che questa passione è stata passata da padre in figlio.
Al nome Gancia si affianca quello di Vallarino
Sì per i figli adottivi di Camillo, perché ha due sorelle che hanno sposato Vallarino che ha fatto due figli e che hanno continuato l’impresa diciamo tra la guerra ed il dopoguerra e quindi con la grossa ricrescita dello sviluppo italiano in cui appunto si iniziavano ad abbattere i dazi interni, le frontiere interne tra regioni. Quindi si è iniziato a creare il mercato italiano ed ancora più consolidato il mercato estero che sembra seguire i flussi di immigrazione dei nostri connazionali. La generazione successiva è quella di mio padre e di mio cugino, anche loro hanno dato il loro contributo nello sviluppo dei mercati e dei prodotti.
Fino ai giorni nostri
Sì fino ai giorni nostri, dove la nostra sfida è ancora di sviluppare di più l’area vini che è sicuramente un’area interessante sia al nord, che al centro, che al sud Italia e sia allo spumante in Italia ed all’Estero. Partendo da un concetto molto chiaro dal punto di vista nostro e cioè soddisfare i vari gusti del consumatore. Per noi non esiste un consumatore nuovo, unico, ma ne esistono tanti sia in Italia che anche all’Estero. Ogni mercato, ogni nazione ha le sue abitudini, le sue usanze, i suoi gusti. Partendo da questo noi abbiamo una foltissima gamma di prodotti proprio per soddisfare questi vari gusti sia nel campo dello spumante che nel campo dei vini, che nel campo degli aperitivi. Quindi abbiamo studiato tutta l’impostazione anche produttiva aziendale per la flessibilità, abbiamo fatto forti investimenti negli ultimi dieci anni, per essere veloci, flessibili e poter soddisfare anche lavorando sul formato dei prodotti, sul packging e sul design, oltre che al gusto anche perché io sono anche enologo, fra le altre cose. E quindi, come le dicevo prima, l’imprenditore quando si sporca le mani nel fare un prodotto ed ha il suo nome sull’etichetta, vuole fare un qualcosa che gli da passione, ma che appassioni anche gli altri e lo stile esce un po’ fuori. Il nostro stile è quello di cercare il punto di bevibilità
La piacevolezza del bere
Sì, la piacevolezza del bere. Cioè il successo del prodotto non è tanto quanto alcol ha, quanto zucchero, quanta acidità, ma l’equilibrio di questi elementi. L’equilibrio comporta che un Barolo o un Asti possono essere piacevoli da bere e la piacevolezza si ha quando si vuota il bicchiere, quando se ne chiede un altro bicchiere sempre con moderazione e con piacere. Molti vini invece sono strutturati e studiati per colpire il gusto, ma non l’equilibrio
Tecnicamente perfetti, ma senza anima
Esatto e quindi alla fine sono difficili da bere, vini solo per i concorsi, no non basta, bisogna andare un po’ oltre.
Quindi questa ricerca anche del gusto di chi beve sembra un punto molto importante nella vostra attività di vinificatori?
Sì, noi ci puntiamo molto, abbiamo consulenti, consulenti enologi, consulenti commerciali, facciamo ricerche, verifichiamo cosa c’è sul mercato costantemente per cercare di dare anche il nostro stile, non copiare, fare le cose magari un po’ diverse.
Certo, un po’ di originalità al prodotto anche perché altrimenti diventa tutto molto omologato
Certamente
Voi avete un’estensione, una superficie vitata sulla quale raccogliete, piuttosto grande.
Ho fatto il calcolo ed abbiamo circa 2000 di ettari di contratti con fornitori, conferenti.
Voi avete delle vigne di proprietà e poi comperate le uve
Di proprietà abbiamo circa 150 ettari: una quarantina di ettari dove c’è la grossa parte di Barbera, Nebbiolo, Cabernet, Merlot e Shiraz e poi anche del Moscato, delle terre anche intorno al castello di Canelli, pure della famiglia, e poi un altro centinaio di ettari in Puglia, con Rivera, a Castel del Monte. Infine,una cinquantina di ettari che controlliamo, non di nostra proprietà, in Sicilia in questa nuova avventura che si chiama Capocroce, con un contratto dove possiamo coltivarla come vogliamo, quindi è quasi come se fosse di nostra proprietà.
E delle altre uve che vengono conferite seguite anche la coltivazione e quindi siete presenti anche in vigna?
Sì attraverso i nostri agronomi
In modo da lasciare uno stile sempre della casa
Certamente. Anche per dare il nostro stile e per dare continuità soprattutto per i prodotti che non sono di annata come certi spumante. Il consumatore non può trovare delle differenze di prodotto tra un anno e l’altro, tra una partita e l’altra. Per quelli di annata è più facile perché si fa nelle migliori annate, quindi quando l’annata è eccezionale.
E poi uno si aspetta la diversità in quei casi, nell’altro invece voi lavorate in maniera tale da assemblare le varie partite per dare poi il risultato migliore possibile, quello che si fa in Champagne.
Esattamente.
Quindi controllo della lavorazione in vigna e poi in cantina
Il controllo di tutta la filiera dalla terra alla vigna come è coltivata, alla vinificazione ed alla spumantizzazione che sono anche per noi due elementi molto importanti. La cantina è fondamentale per poi cercare di valorizzare ancora di più quello che riusciamo a portare come uva in vendemmia.
Voi continuate quindi a tenere la vigna della tradizione così come tutti gli accorgimenti, le attenzioni nuove che ci sono state, ma siete partiti mantenendo la tradizione antica
Io dico sempre che noi siamo un po’ la tradizione nell’innovazione nel senso che abbiamo innovato, per esempio nel campo dell’Asti spumante, c’è sempre l’Asti tradizionale fatto con il metodo Martinetti, con la fermentazione nella grossa vasca. Poi abbiamo la produzione, qui ci ho messo il mio zampino, di un Asti un po’ più particolare che si chiama Modonovo, che è un po’ meno dolce, ha più punto di bevibilità, è più equilibrato. Poi da quest’anno stiamo rilanciando l’Asti metodo classico che è esattamente simile a come lo faceva il nostro bisnonno. Siamo ritornati a riprendere un prodotto che si era perso, con l’evoluzione di un metodo di rifermentazione solo nell’autoclave, non nella grossa vasca.
Questa è la bellezza di un’azienda che pur essendo molto, molto grande, è ancora di famiglia e quindi si porta dietro le storie e le tradizioni della famiglia.
Ma poi c’è anche sul mercato un ritorno al passato, alle buone cose del passato che erano state create. E' il caso dell’Asti metodo classico, ad esempio. Ma c’è un altro prodotto che abbiamo rilanciato che è una ricetta di fine Ottocento, del nostro trisnonno che aveva fatto con un farmacista, è un Barolo chinato che è un altro prodotto di supernicchia, ma di eccezionale fascino.
Ma non solo prodotti di nicchia, ma anche quelli dai grandi numeri.
Sì i prodotti che hanno spumantizzato gli italiani perchè rientrano nelle case di milioni di famiglie che a Natale possono brindare con il nostro Asti, il nostro Pinot di Pinot e tanti altri prodotti.
Non c’è dubbio su questo, ma io invece sono rimasto un po’ affascinato dalla storia del Vermouth che è stato preparato a suo tempo, con una formula particolare.
Il trisnonno ed il bisnonno inventarono il Vermouth bianco. Ed era proprio affascinante perché ha questo mix di vino e di erbe. Le erbe erano considerate portatrici di benessere e quindi si bevevano come aperitivo nei Vermouth e come digestivi negli amari e nei fernet
Continua questa voglia di fare nuovi prodotti oppure state consolidando l’esistente?
C’è consolidamento, ma c’è continua ricerca di cose nuove. Noi ogni anno mettiamo costantemente sul mercato nuovi prodotti, da una linea di vini frizzanti ad una linea di grappe ad una vodka, un gin, insomma spaziamo in varie aree. Perché riteniamo che ci sia ancora spazio per soddisfare i gusti del consumatore.
Nelle vigne di Barbera, Nebbiolo, Cabernet, etc. avete una produzione di nicchia?
Lì c’è una produzione di nicchia, fra tre anni la produzione sarà di circa 300.000-400.000 bottiglie. Quindi è già una bella realtà, con vini di un certo livello fatti con rese molto basse e con l’esposizione di questa tenuta molto bella. Per cui è un piacere fare anche le cose bene quando si hanno le carte in regola già partendo dalla terra.
Dove avete le cantine?
A Santo Stefano Belbo, dove abbiamo anche una cantina di vinificazione, avviene la pigiatura, e quindi la preparazione del mosto, mentre a Canelli la cantina di spumantizzazione. In Italia è vietato fare spumante e vini nella stessa cantina perché nello spumante bisogna aggiungere lo zucchero per la seconda fermentazione, nel vino non si può. Quindi c’è anche un grosso rispetto delle regole del gioco.
Lei è già enologo, ma si circonda di uno staff di enologi, agronomi, …
Sì, perché la grossa forza di un imprenditore è quello di fare squadra con manager esperti. Sarebbe facile per me dire “si fa così”
Perché il problema più grande è mantenere lo stile e la tradizione su tutta la vigna.
Questo fa parte anche un po’ della storia della nostra impresa perché per parecchie generazioni dal mio trisnonno a mio nonno, a mio padre hanno sempre collaborato con grandi enologi, personaggi che erano, nella loro epoca, tra i migliori sul mercato. Noi seguiamo la stessa linea.
Una cosa che colpisce in questa storia e che nelle varie generazioni non sono state trasmesse solo le conoscenze tecniche di vinificazione o di cura della vigna, ma anche la passione.
Questo è il vantaggio della continuità ed uno dei segreti per cui siamo alla quinta generazione, perché c’è sempre stato un passaggio di testimone sulla passione, sull’impegno, sulla voglia di fare, sull’umiltà di saper ascoltare gli altri, prendere la borsa e consumare la suola delle scarpe.
Questo è stato un grosso insegnamento.
Sì, anche perché si ha una responsabilità sociale, una responsabilità sul territorio. Il mestiere dell’imprenditore comporta tutta una serie di missioni e responsabilità importanti che vanno rispettate.
Adesso c’è un’ulteriore generazione in attesa, immagino?
Sì, stanno andando a scuola, sono sei, li stiamo preparando, ma c’è ancora tempo.
GANCIA S.P.A.
Presidente: Lamberto Vallarino Gancia
Amministratori Delegati: Edoardo, Lamberto, Massimiliano Vallarino Gancia
Sede: Canelli – Asti– Tel. 0141/8301
VIGNETI
Tenuta Bricco Asinari – S. Marzano Oliveto (Asti)
Tenuta Ragazzi – Casorzo (Asti)
Vigneti Rivera – “Castel del Monte” (Bari)
Tenute Capocroce – Contrada “Castellazzo” (Trapani)
ALCUNI PRODOTTI
Carlo Gancia Metodo Classico Brut Cantine Gancia, Riserva Brut
Modonovo Asti docg Millesimato 2005 Cantine Gancia, il modo unico di produrre l’Asti
Pinot di Pinot Blanc de Blancs Cantine Gancia, Spumante dalla qualità particolare
Curriculum Vitis Prosecco Doc di Valdobbiadene Cantine Gancia, l’originale prosecco doc
Curriculum Vitis Prosecco Extra Dry Cantine Gancia, selezione delle migliori uve di prosecco
Pinot di Pinot, vino-spumante brut dal 1980, leader unico nel suo genere
Gancia Asti, la tradizione di Casa Gancia dal 1850
Pinot della Rocca Oltrepo’ Pavese doc Cantine Gancia, un grande cru di Pinot Nero
P.rosè Cantine Gancia, la nuova passione Gancia per il Pinot in versione rosè
P.R.Osè Blanc Cantine Gancia, un blanc di vitigni di qualità
Gancia Vermouth Bianco, Rosso, Dry, formula originaria inventata da Casa Gancia
Americano Gancia, classico aperitivo a base di estratti di erbe e spezie
Romanoff Vodka, la trasparente nobiltà di una vodka di alta qualità
Brighton Gin, il london dry gin dalla personalità forte e precisa
Antica Ricetta Barolo Chinato Cantine Gancia, il vino aromatizzato frutto di un’antica ricetta di Casa Gancia
Grappe Cantine Gancia, seguite dalla passione di Casa Gancia in ogni fase di un attento processo di produzione